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La sfinge del male

Regia di Sam Wood vedi scheda film

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La recensione su La sfinge del male

di Baliverna
9 stelle

Scarica un'amante, che però non ne vuole sapere, e ne prende un altro. Poi le viene un'idea: forse il marito adesso è di troppo. Grande noir vittoriano.

Ecco un gioiello dimenticato, una specie di noir di ambientazione vittoriana. La presenza di Joan Fontaine non lo ha salvato da un sostanziale oblio, ma veramente è una pellicola da riscoprire.

La rappresentazione della protagonista è originale e intrigante. Si tratta di una donna bella e raffinata, che sa piacere un po' a tutti e che sa destreggiarsi in società; se guardiamo solo ai suoi modi, è pure simpatica. E' però pervasa da ambizione di ricchezza e ascesa sociale, ed è una persona estremamente falsa, che può barcamenarsi con disinvoltura tra il marito e due amanti. A tutti sa dire ciò che loro piace, e fa ciò che le dà una buona immagine davanti agli altri. Il fatto che concepisca l'omicidio del marito non è che il risultato di un'impostazione del genere. Tra l'altro, l'insieme lascia pensare che lei ami più i soldi dell'uomo che vuole sposare, che l'uomo stesso.

Insomma, un cuore torbido e oscuro dentro un corpo bello e gioviale. Il fatto che concepisca il suo piano scellerato su spinta di un'indovina non è che un tassello del mosaico. E' cioè una donna preda dei suoi demoni, e di quelli che le giungono dall'esterno.

Siamo in presenza di una pellicola ben diretta e recitata, la quale, specialmente nella seconda parte, gode di una buona dose di tensione. Sam Wood, uno di quei registi registi grandi ma considerati all'epoca solo bravi artigiani a contratto, dirige il film con precisione, attenzione ai dettagli e fermezza. La fotografia, con tutte le sue ombre proiettate e i contrasti di bianco e nero, ha il suo ruolo nella rappresentazione, come in ogni noir che si rispetti. Oggi, quando si vuole solo illuminare bene la scena, si è perso abbastanza dell'importanza che la luce aveva allora, e il suo valore simbolico.

Quanto agli attori, a parte la brava Fontaine, quelli di secondo rango rubano un po' la scena ad un divo come Herbert Marshall: mi riferisco, ad esempio, ai medici, e agli investigatori di Scotland Yard. Quando sono in scena loro la suspense aumenta.

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