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Scene da un matrimonio

Regia di Gabriele Lavia vedi scheda film

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La recensione su Scene da un matrimonio

di Brady
8 stelle

Il film è buono se non ottimo. Bravi i due protagonisti. Certo la lunghezza di per se lo rende piuttosto impegnativo, così come questa, a mio avviso, eccessiva stratificazione di problematiche e reiterazione delle situazioni e degli incontri… postumi. 8

L'insoddisfazione che si cela dietro (ogni?) rapporto coniugale o meno. La distanza che si crea nonostante le affinità, nonostante i figli, nonostante l’amore che pur c’era e la sua fisicità.

 

La ricerca sembra quella non di un mero partner, ma di una persona cui ci si possa legare nel profondo, oltre ogni convenzione, ogni logica, ogni pudore. L’evoluzione che pochi compiono è proprio quella di potersi aprire, abbattendo ogni barriera che rimane in ogni coppia. Quante cose non dette, quanto di noi teniamo comunque nascosto agli altri come ai nostri compagni di vita.

 

Spesso quello che si nasconde dietro un rapporto anche apparentemente solido è solo superficialità e convenzione; magari anche sesso.

 

 

Difficilmente amore, soprattutto vero amore. Ma esisterà poi?

E se esiste in cosa consiste esattamente? Sarà uguale per tutti?

O parliamo solamente di un porto sicuro in trovare pace durante le tempeste lavorative e sociali?

 

L’opera di Bergman si rivela complessa e articolata, forse troppo, forse troppo ricca di tutti quegli elementi , soprattutto negativi che possono farsi avanti ed incunearsi in una coppia fino a spaccarla.

 

L’insoddisfazione fa da generale sfondo ad entrambi i protagonisti. Nessuno di loro è completamente soddisfatto di ciò che ha, senza sapere cosa potrebbe servire per vivere meglio. Si tratta di insoddisfazione a prescindere, quel male di vivere di cui ci parlava già Montale.

 

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

 

In buona sostanza nessuno sa trovare la vera origine di questo malessere senza vederlo connaturato con l’essenza stessa di uomo (e donna). Inscindibili in un dualismo che li porta a perdersi. E una volta persi è difficile ritrovare la strada.

 

Si parla, in quest’opera, anche di rinuncia alla lotta. I due protagonisti sono come trascinati da una realtà su cui hanno perso pressocché totalmente il controllo.

 

Ad una certa età può essere normale perdere i punti di riferimento e gli obiettivi. Sembra di aver già compiuto la propria strada e di non essere più utili a nessuno, nemmeno a sé stessi.

 

Il film è buono se non ottimo. Bravi i due protagonisti. Certo la lunghezza di per se lo rende piuttosto impegnativo, così come questa, a mio avviso, eccessiva stratificazione di problematiche e reiterazione delle situazioni e degli incontri… postumi.

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