Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
Tre ore di film, asiatico, in bianco e nero. Le aspettative erano devastanti ed infatti ho rimandato per anni ed ho fatto male. I sette samurai è un film agile e persino divertente, soprattutto è l'essenza del cinema intendendo con ciò una pietra miliare nel senso stretto del termine. Perché su questo capolavoro poggiano tanti di quei film da perdere il conto, non parliamo solo dell'ovvio The Magnificent Seven ma anche di Trinità o del Cuchillo di Tomas Milian e di molto altro ancora. Kurosawa crea in effetti un genere suo, l'epopea dei samurai viene smitizzata e rielaborata in chiave meno drammatica. Nella squadra che dovrà difendere i contadini trovano posto dei personaggi strategici molto importanti. Il contadino impersonato da Toshiro Mifune è sicuramente il più influente, è lui l'unico di origini umili ed è anche il personaggio più colorito e caratterizzato sul piano psicologico, c'è poi il bravo Minoru Chiaki che porta in scena un altro samurai dai connotati singolari, dall'umore sempre positivo e poco preso di sè e soprattutto in grado di mettere in discussione l'onore quando ci sia da scappare e salvare la pelle. La colonna sonora sottolinea perfettamente i momenti drammatici e la tecnica non si discute, ottima la fotografia ed il taglio di ripresa. Merita il suo posto nell'olimpo dei capolavori e si fa guardare con grande piacevolezza malgrado l'alto minutaggio. Da vedere.
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