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I sette samurai

Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film

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La recensione su I sette samurai

di ilcausticocinefilo
10 stelle

 

 

 

I sette samurai, un titolo, un mito della cinematografia. Uno dei film più importanti, influenti, citati, imitati e saccheggiati della storia del cinema, punto di partenza (e pietra di paragone) per qualunque opera che concerna il reclutamento di un gruppo in vista del compimento di una missione (non soltanto, dunque, l’ovvio I magnifici sette [che, “spiace”, ma non vale un'oncia di questo capolavoro] ma anche, ad esempio, Quella sporca dozzina, I cannoni di Navarone, Il mucchio selvaggio).

 

Il film-mondo di Kurosawa è un imponente affresco (meglio ancora, una «tragedia di smisurate dimensioni» [F. Di Giammatteo]), un’epopea travolgente, un manifesto umanista e poetico, a tratti commovente, a tratti appunto entusiasmante (e la memoria corre inevitabilmente perlomeno alla lunga battaglia finale), a tratti spassosissimo (grazie, soprattutto, al geniale personaggio di Kikuchiyo, interpretato da un irrefrenabile Mifune), un incredibile vertice dell’arte filmica dal fascino irresistibile e difficilmente descrivibile.

 

 

scena

I sette samurai (1954): scena

 

 

Forse nel tentare di rendergli giustizia a parole gli si fa invece almeno in parte torto, tale è la complessità di sentimenti, sensazioni e pensieri che si dimostra in grado di evocare nella sua linearità e straordinaria naturalezza nonché sincerità. Per l’ennesima volta – come spesso accade con Kurosawa – si giunge al cuore delle cose senza scadere nel patetismo e nel didascalismo, si riesce a trasmettere una girandola di emozioni e a restituire il «fascino e la grandezza delle cose semplici e profonde» (Mereghetti).

 

I sette samurai è opera che fonde abilmente e armoniosamente intrattenimento e riflessione in un amalgama da alchimista provetto. Non resta che inchinarsi alle capacità di un cineasta d’altri tempi e d’altra pasta, che qui realizza il miracolo, regalando al pubblico una meditazione per certi versi amara sulla Storia, un indimenticabile racconto di resistenza e coraggio, sacrificio e solidarietà – incentrato sull’arduo incontro-scontro tra due culture difficilmente conciliabili (quella contadina e quella dei samurai) di entrambe le quali vengono palesate tanto le luci quanto le ombre – che in ultima analisi agisce da «incitamento contro la rassegnazione e lo scoramento, visti come i due grandi nemici dell’uomo» (Mereghetti).

 

 

Toshiro Mifune

I sette samurai (1954): Toshiro Mifune

 

 

Film di pensosa contemplazione sul «destino degli uomini e dei popoli» (Di Giammatteo) condotta senza però appesantire mai la narrazione – nonché malinconico riconoscimento dell’immutabilità di una certa condizione gravante su buona parte dell’umanità, sempre costretta a soffrire e sacrificarsi (come ricorda il vecchio del villaggio) eppur mai doma e sempre in grado di rinascere (Noi samurai siamo come il vento che passa veloce sulla terra, ma la terra rimane e appartiene ai contadini. Anche questa volta siamo stati noi i vinti, i veri vincitori sono loro” dice ad un tratto Kambei), I sette samurai non è solo, con ogni probabilità, il più grande tra i capolavori del maestro giapponese ma in generale uno dei più trascinanti poemi epici del cinema, inscritto in un preciso periodo storico e in un preciso contesto culturale epperò in sé universale.

 

«Non abbia paura di accostarsi a questo classico il giovane spettatore; non ne tema il prestigio, la fama, l'importanza; non ne tema l'entità. Perché in esso non troverà la rigida grandiosità dell'epos fine a sé stesso, ma una storia unica e vibrante, la gioia dell'avventura, della solidarietà e dell'amicizia, e il dramma della guerra e dell'amore deluso: pur strettamente radicato nella storia e nella tradizione giapponese, e inserito in un filone popolarissimo nella terra del Sol Levante, I sette samurai, oggi e per sempre, parla al cuore di tutti» (A. Starace, movieplayer.it).

 

 

scena

I sette samurai (1954): scena

 

 

Un dialogo

I contadini sono alla disperata ricerca di samurai disposti a sacrificarsi per loro, ma l’unica cosa che possono offrire in pagamento è il riso, coltivato a prezzo di grandi fatiche, e per questo vengono irrisi da quasi tutti i samurai che trovano. Ma poi incontrano Kambei e tentano in ogni modo di convincerlo.

«Per offrirvi questo riso, tutto quello che hanno, loro si cibano di miglio!»

Al che, Kambei, profondamente toccato: «Capisco… accetto il vostro sacrificio»

 

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