Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
La sete è l'elemento che avvicina ed accomuna i due protagonisti, sete di amanti straziati dai traumi passati, eppure ancora disposti - sia pure tentennando ripetutamente - a mettersi in gioco. Sete l'uno dell'altro/a, sete di certezze che allontanino errori e solitudine; anche l'amore in fondo ha sete di fiducia, è solo con essa che può riuscire a sopravvivere. E' un Bergman prima maniera: sceneggiatura solidissima ed impeccabile, tragedie materiali e drammi interiori, uno sguardo acuto sui rapporti interpersonali ed in particolare sulla coppia, tensione psicologica palpabile; senza alcuna difficoltà si ritrovano elementi tipici di questo straordinario periodo creativo del Maestro: l'amore difficile, il desiderio di abbandonare tutto (sfiorato soltanto il tema del suicidio), l'aborto, le relazioni clandestine, il maschilismo (non a caso è molto meglio caratterizzata la ragazza del ragazzo), il pessimismo più cieco mitigato dalla nota di speranza finale. Senza dimenticare l'efficace prosa della narrazione e l'ineguagliabile lirismo dei dialoghi: "(L’amore) è un'illusione: i due sessi non possono essere uniti. Sono separati da un mare di lacrime ed incomprensioni".
Una coppia è in viaggio dalla Sicilia alla Svezia. I due provengono da esperienze sfortunate che li hanno segnati (lei ha vissuto una storia con un uomo sposato che le ha lasciato pure un aborto), ma fra litigi e riappacificazioni si rendono conto di non poter fare l'uno a meno dell'altra.
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