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Maria

Regia di Pablo Larrain vedi scheda film

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La recensione su Maria

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: MARIA

Con Maria, Pablo Larrain conclude la sua personale trilogia dedicata a tre donne che hanno segnato la storia del secolo scorso. Tre icone femminili considerate un punto d’arrivo ma che in realtà sono state tre simboli prigioniere dell’arroganza del potere al quale fascino non hanno saputo resistere.

Quello che lega Jackie K o O, Lady Diana e la “Divina” Callas è l’essere raccontate all’interno di una prigione che loro stesse si sono costruite e che lentamente ha portato alla loro inevitabile fine.

Per Pablo Larrain chiudere con la più magnetica di tutte è una sorta di chiusura del cerchio col percorso iniziato col film interpretato da Natalie Portman.

Maria e Jackie sono due donne che si sono innamorate fino ad annullarsi allo stesso uomo, quell’Onassis che è consapevole di due cose: di essere brutto e di essere ricco. Lui ottiene tutto ciò che vuole, lui “Ruba” le mogli agli altri e le annulla ogni velleità e desiderio in nome del suo potere.

Ad avvalorare questa mia teoria c’è Caspar Phillipson che interpreta JFK in entrambi i film.

Sinceramente Maria è il più cinematografico e anche il più costruito dalla parte del Grande Pubblico del tre film che compongono la trilogia, Maria Callas era un personaggio che rubava la scena a tutti in qualsiasi palco si trovasse. Era una personalità magnetica che attirava tutto quello che la circondasse, non è un caso che la scelta per farla interpretare sia caduta proprio su Angelina Jolie. Probabilmente non vi è una somiglianza fisica precisa, ma c’è una condivisione del dolore e della sofferenza come pochi.

Il destino ha voluto che in Italia il film uscisse a ridosso del sofferto divorzio con Brad Pitt, anche lui un uomo bruto e amato da tutti che ha segnato in negativo la sua vita, la sua carriera e la sua famiglia.

Negli occhi tristi di questa Maria nella settimana che precede la sua morta ho rivisto molto un senso di appartenenza della Angelina Jolie donna che ha dato un valore aggiunto importante all’Angelina Jolie attrice.

Volente o nolente Maria è anche l’atto conclusivo di un trattato di cosa sia veramente il “Patriarcato”. Di come figure potenti e prepotenti come Onassis, John F. Kennedy e Re Carlo abbiano segnato in negativo la vita e la psiche di donne solo all’apparenza ammirate da tutta la popolazione femminile mondiale.

Da non dimenticare che c’è una quarta donna annientata da questo maschilismo narcisista, quella Marilyn Monroe che canta quel “Happy Birthday, Mr. President” seguito da una battuta che Onassis dice alla Callas e rappresenta tutto il disprezzo di uomini come lui “Lei è un corpo senza voce, tu sei una voce senza corpo”.

Pablo Larrain, proprio come Spencer, racconta questi ultimi giorni come fosse un film horror.

Se Lady D era rinchiusa nell’albergo di Shining, Maria Callas è come il fantasma di The Others che vaga per la sua casa non sapendo che in realtà è destinata a scomparire. A parlare della sua vita con un giornalista frutto delle sue allucinazione e che si chiama Mandrax come il suo psicofarmaco, a sperare di riconquistare Onassis anche se è morto da tempo e a relazionarsi con le uniche persone rimaste vicino. I domestici Ferruccio e Bruna che nonostante gli acciacchi del tempo rimangono sempre servizievoli e devoti. Bellissima la scena dei tre che giocano a carte dove fa emergere il lato più umano della Divina (nota di merito a Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher che hanno azzeccato la cifra stilistica di due personaggi comunque difficili da decifrare e rappresentare senza cadere nel macchiettistico).

Con Maria, Pablo Larrain si conferma un regista di Biopic che non vuole fare una Biopic. Il suo obiettivo non è inanellare una sequenza di date ed eventi per rappresentare l’agiografia di un personaggio.

Lui è più un pittore che parte da un momento storico o un evento che ha segnato per sempre il destino per mettere in scena i chiaroscuri e i tormenti di un’anima evidenziando più la sostanza rispetto alla forma.

Perché, se è vero che “Anche i ricchi piangono”, le loro donne soffrono.

Voto 7

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