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Alien: Romulus

Regia di Fede Alvarez vedi scheda film

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La recensione su Alien: Romulus

di Souther78
1 stelle

Come uno specchio, ci obbliga a confrontarlo con l'originale, e a confrontarci con quelli che eravamo e che, purtroppo, non siamo (e non saremo) più. Attoruncoli da strapazzo, diretti da un registello da strapazzo si affannano per i 15 minuti di popolarità, ma il frullato di 20 anni di Alien in un bicchiere non funziona: nausea.

 
Opera paradigmatica a più livelli. Neppure allo spettatore più superficiale può sfuggire l'abisso narrativo e registico che separa questo film dal capostipite Alien del 1979. Da un lato, un claustrofobico horror di ambientazione fantascientifica, con un alieno che viene seguito nelle sue fasi, da quella larvale all'adulto. Nelle mani, nel cuore e nella testa di Carlo Rambaldi, si plasmano le forme inquietanti e oscure che popoleranno i sogni (gli incubi) di svariate generazioni. Per questo, l'artista italiano riceverà l'Oscar. Attori come Tom Skerritt, Sigourney Weaver, Ian Holm, Harry Dean Stenton e Yaphet Kotto si alternano sotto l'egida di Sir Ridley Scott, riuscendo perfino a strappare qualche sorriso qua e là, mentre il racconto che inizia come un romanzo fantascientifico va, lentamente, ma inesorabilmente, tingendosi a tinte sempre più fosche. Dall'altro lato, Alien: Romulus, che vorrebbe porsi in una linea temporale appena successiva a quella del primo film, e antecedente il secondo. Al timone registico abbiamo uno che si fa chiamare Fede Alvarez, e che ha 5 anni più di Scott all'uscita dell'opera capostipite; quest'ultimo era al suo secondo lungometraggio, mentre Alvarez è al suo sesto, e di questi ben tre sono stati remake o sequel. Protagonisti di questa messinscena (è proprio il caso di dirlo!): Cailee Spaeny, David Jonsson, Archie Renaux, Isabela Merced... e un'altra manica di illustri sconosciuti poco più che adolescenti.Nel 1980 Alien totalizzò 80 milioni di dollari, che rivalutati oggi equivalgono a 330 milioni. Romulus ne ha già incassati 350.
 
Come descrivere Romulus a chi non vuole anticipazioni? Immaginate tutta la saga di Alien, perlomeno dal 1979 a Resurrection, 1997. 20 anni di film... frullati, tritati, smaciullati e poi versati in un bicchierone che vi viene infilato a forza nel gargarozzo. Solo che a dirigere non ci sono Scott, nè Cameron, e neppure Jeunet. No, c'è Alvarez. E dall'altro lato della cinepresa, niente Sigourney Weaver, niente Winona Rider, niente Paul Reiser, Henriksen, etc. etc. etc. Al loro posto, una masnada di ragazzetti multicolor, di cui quello con l'espressione più sveglia sembra 85 di Resurrection (così nominato in ragione del suo quoziente intellettivo). 
 
Fatte le debite premesse, veniamo ai paradigmi:
 
1. Romulus vs Alien = Società 1979 vs. società 2024
Nel 1979 un film di successo poggiava su un regista abile, una scrittura pregevole, interpreti da manuale. Oggi un film di successo verte sul ripetere, rinverdire, citare, richiamare, dileggiare, schernire, ma, soprattutto, sull'aggancio a qualche antenato illustre. Così, la società nel 1979 ambiva a una crescita esperienziale che, attraverso letture, proiezioni, comizi e rapporti umani conducesse a evolvere e progredire, cercando di innovare e inseguendo le promesse di un futuro non privo di ombre, ma ricco di aspettative. Nel 1979, a 25 anni si era adulti, persone completamente mature e responsabili, che spesso avevano già consolidato una famiglia e un mestiere. La società del 2024 è una società di eterni adolescenti, proprio come i protagonisti del film, di bambinetti che aspirano a non diventare mai nessuno nella vita, a non impegnarsi, a non legarsi, a non crescere mai, ma potersi pagare i debiti dell'ultimo iphone facendo cose che si definiscono come "influencer, blogger, coach, etc.", ma che si leggono come "non fare una beneamata minchia, se non coltivare il proprio ego in modo ossessivo". Tanto per dire, la Weaver aveva solo 4 anni più della Spaeny quando interpretò Ripley: se le metti a confronto, la prima in quella pellicola sembrerebbe la madre della seconda, che a 26 anni si può tranquillamente permettere di proporsi come una quindicenne.
 
2. Alieni e umani
L'alieno di Alien era originale e imperscrutabile, puro nella sua indipendenza da morale e senso di colpa (come ha modo di dire Ash), mentre gli umani sono umani: uomini e donne con caratteri spiccati, desideri, ambizioni, vocazioni, identità, conflitti e paure. L'alieno di Romulus non si sa cosa sia: è un non essere. E' semplicemente il raffazzonamento di tutto ciò che è già stato detto e mostrato, solo che non rappresenta la somma dei suoi antenati, bensì la sottrazione. Così, anche gli umani non sono altro che macchiette confuse: attori e personaggi hanno nomi ridicoli, a tratti fastidiosi e impronunciabili, sono ebeti ibridi che si limitano a seguire un copione privo di spessore: carne da macello per macinare soldi al botteghino.
 
3. Inizio e fine
L'ultimo, ma non ultimo, paradigma è quello del tempo: il tempo cinematografico, come quello della vita vera (vera...). Alien aveva un inizio, un crescendo e un finale. Romulus ha una serie infinita di ripetizioni e citazioni. E', forse, questo, il paradigma di una contemporaneità che ha perso l'inventiva, la fantasia, la capacità di osare, e vive semplicemente di ombre del passato, che non possono avere una fine perchè non siamo più in grado di scrivere nuovi inizi. Avviluppati inesorabilmente dalla reiterazione del mito cinematografico, che si fa metafora di vite sempre più aliene e alienate, in cui rifuggiamo la morte mentre scansiamo la vita come se fosse una malattia. E, allo stesso modo, questo Romulus non inizia e non finisce: ci attrae con l'inganno e la promessa di portarci dove c'è stato qualcosa che ci ha saputo emozionare, ma senza arrivarci mai. Tutto è stato divorato, masticato, digerito, espulso e quindi ci è stato servito in tavola come una gran portata. Ma, forse, nel piatto siamo finiti noi... senza nemmeno accorgercene.
 
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