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Alien: Romulus

Regia di Fede Alvarez vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Alien: Romulus

di axe
7 stelle

Anno 2142, pianeta LV410. La giovanissima Rain sogna di abbandonare l'inquinata colonia mineraria nella quale vive e di raggiungere il pianeta Yvaga, nel quale la vita ha una qualità accettabile. Non riuscendo legalmente, accetta l'invito dei suoi amici, i quali, scoperta la presenza in orbita di una sonda-laboratorio di proprietà della tentacolare Compagnia Weyland-Yutani, apparentemente abbandonata, scelgono di raggiungerla per impossessarsi delle capsule criogeniche contenute all'interno, indispensabili per il lungo viaggio verso la destinazione desiderata. Rain è accompagnata da Andy, un androide programmato dal prematuramente scomparso genitore per proteggerla. Andy è indispensabile per ottenere accesso alla sonda. Entrati a bordo, i ragazzi scoprono a loro spese che l'astronave non è disabitata. Sono presenti in essa forme di vita aliene, estremamente resistenti ed aggressive, sulle quali erano in corso esperimenti poi sfuggiti al controllo. Inizia tra esse e gli umani una lotta per la sopravvivenza, alla quale prende parte anche un androide dalle finalità misteriose, la cui memoria è inserita nel corpo meccanico di Andy, ormai non più orientato prioritariamente alla difesa di Rain. Settimo episodio della serie dedicata agli "xenomorfi", alieni dalla complessa biologia, letali e tenaci, "Alien : Romulus" rappresenta una sorta di ritorno alle origini. E' cronologicamente collocato tra i primi due episodi, risalenti agli anni 1979 e 1986. Dunque, la fotografia e buona parte delle scenografie li ricordano, evocando quella che, per la prima metà degli anni '80, era alta tecnologia. I mezzi spaziali immaginati dagli autori sono costellati di computer e tastiere retrò, monitor a tubo catodico, grandi display digitali. La trama non gode di particolare complessità. Gli sfortunati protagonisti giungono a contatto con la specie aliena nelle sue varie forme sperimentandone la, a loro inizialmente sconosciuta, letalità. Li coadiuva nel confronto l'androide Andy, il quale agisce secondo le direttive che gli sono impartite tramite caricamento della memoria di un altro robot, trovato a bordo ed irrimediabilmente danneggiato. Il "nuovo" Andy, rispetto al fedele ed un po' ottuso compagno di Rain che conosciamo nelle prime battute del racconto, è molto più scaltro e spregiudicato. La sua direttiva primaria è, infatti, consentire il recupero del risultato delle ricerche che il personale della Compagnia effettuava su materiale alieno. Questo aspetto della trama è connesso ad una visione pessimistica del futuro che emerge con chiarezza sin dagli episodi "classici" della serie. L'uomo raggiunge le stelle; può muoversi tra esse, colonizzare pianeti, estendere la propria presenza nell'universo; a tal progresso non corrispondono miglioramenti ne' morali ne' nella qualità di vita. I pochi (la Compagnia) dominano i molti; la vita è fatica e sofferenza. Il pianeta LV410 è un'enorme miniera a cielo aperto, ci si lavora senza sicurezza, l'aria è malsana, la luce solare non esiste; i minatori muoiono per crolli e malattie. Cambiare le proprie sorti è cosa estremamente difficile; gli androidi si diffondono, ma non sostituiscono l'uomo nelle fatiche e pericoli quotidiani. Sono macchine; eseguono un programma. Prendono decisioni secondo le direttive che sono loro impartite. Questa realtà non è istintivamente nitida per i personaggi umani del racconto. Andy è un fedele compagno per Rain; lo stesso androide diventa ben altro nel momento in cui agisce programmato diversamente. Ciò spiazza la ragazza ed i suoi amici. Gli umani sono fragili, portati al sentimento; considerati non adatti alla vita fuori dal nostro mondo. Si ammalano, muiono con facilità. Gli esperimenti della Compagnia hanno come scopo plasmare una forma di vita "superiore". Questo è il motivo della ricerca sugli "xenomorfi". Resistenti, si, ma anche non dominabili, terribilmente prolifici, devastanti. Discreta interpretazione per Cailee Spaney e gli altri giovani attori nei ruoli di Rain ed i suoi amici, ognuno con un proprio temperamento, riflessivo, istintivo, equilibrato. Non c'è speranza ne' pietà per loro; un minimo errore dettato da sottovalutazione, ignoranza o eccessiva ira nei confronti degli alieni, o anche la sfortuna, ne decreta la morte, violenta, sanguinosa. Il ritmo inizialmente è blando; man mano s'innalza. Quella che sembra, per i protagonisti, un'operazione molto facile, diviene via via più complessa a causa di una serie di contrattempi, fino alla comparsa degli alieni. Qualche sobbalzo è garantito. Le scenografie sono molto gradevoli; l'oscurità di molte sequenze è rotta dalle illuminazioni e dai display della sonda, una vera e propria città in miniatura le cui strutture si rivelano terribilmente insidiose per le vittime predestinate. "Alien : Romulus" non è un film indimenticabile; è però interesante in virtù della sua volontà "commemorativa", ravvisabile in scelte di trama - i protagonisti sono ragazzi, ma la loro sorte non è molto diversa da quella dei viaggiatori spaziali del primo episodio della serie - scenografie, costumi. La tensione non manca; è affrontato l'interessante (ed attuale) tema del rapporto tra uomo ed intelligenza artificiale. Un film che può ben essere apprezzato, sia dagli estimatori della serie, sia da spettatori "casuali", essendo sufficiente per comprenderne le sfumature, una conoscenza spicciola di "biologia xenomorfa".

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