Regia di Fede Alvarez vedi scheda film
Un nuovo capitolo della celebre saga dello xenomorfo.
È la seconda volta che Fede Alvarez mette le mani su prodotti non suoi. Il suo primo lungometraggio, risalente al 2013, fu infatti il remake de La Casa, horror cult di Sam Raimi. Ora è il turno di Alien, vero e proprio franchise che con questo Romulus giunge al settimo film (se si escludono i due Alien vs Predator). La pellicola diretta dal regista uruguaiano è un midquel che si situa cronologicamente tra gli eventi dell'Alien di Ridley Scott e Aliens - Scontro finale di James Cameron. Scott, peraltro, ricopre in questo caso il ruolo di produttore, mentre soggetto e sceneggiatura vanno attribuiti ad Alvarez e al suo connazionale Rodo Sayagues.
La storia è molto semplice. Rain (Cailee Spaeny) vive su pianeta-colonia in cui la Weyland-Yutani (storica azienda presente in quasi tutti i film della saga) sfrutta fino all'osso i suoi minatori sottopagati, motivo per cui la giovane donna non vede l'ora di fare le valigie e partire. Tuttavia, lei e suo "fratello", un androide di nome Andy (David Jonsson), sono troppo poveri per permettersi un viaggio tra le stelle. Un giorno, però, il suo amico Tyler (Archie Renaux) le propone di raggiungere l'astronave abbandonata Romulus, in orbita attorno al pianeta, per depredarla e procurarsi il necessario per potersene definitivamente andare. Nell'impresa sono coinvolti anche altri tre ragazzi: Kay (Isabela Merced), Bjorn (Spike Fearn) e Navarro (Aileen Wu). Il simpatico gruppetto si imbarca così in quella che dovrebbe essere una missione semplice, ma naturalmente noi sappiamo bene quali orrori li attendono su quella nave spaziale.
La trama somiglia, nei fatti, a quella di un film slasher, dove personaggi giovani e ingenui finiscono preda di una creatura mostruosa che piano piano li uccide uno dopo l'altro. Come idea appare solida e interessante, pur poggiando pienamente su uno schema narrativo ben noto a tutti. Alvarez ha dichiarato nelle interviste di voler riportare lo spettatore alle atmosfere dei primi capitoli ed effettivamente ci riesce e anche bene. Sfoggiando una fotografia fredda e buia e scenografie davvero ben costruite, il film ci catapulta in un ambiente inesplorato ma al contempo familiare. I corridoi della Romulus, le porte blindate, i computer malfunzionanti, il suono dell'allarme, tutto concorre a riportare alla nostra mente i bei ricordi dell'ostile mondo di Alien, immergendoci fino al collo nelle cupe immagini fanta-horror che il regista dirige con giusta tecnica. Alvarez si è al contempo vantato di aver fatto ricorso ad effetti speciali non digitali e a giudicare dalla resa visiva dei mostri, lui e tutti gli addetti ai lavori hanno ottenuto ottimi risultati. Lo xenomorfo e la sua forma inziale (ormai nota come facehugger) sono uno spettacolo gradevolmente raccapricciante e valgono da soli il prezzo del biglietto, specie per i numerosi appassionati della creatura. Va però sottolineato come i rimandi alla saga appaiano talvolta eccessivi. Si capisce il voler rendere omaggio a film che hanno fatto la storia del cinema (o, quantomeno, del genere fantascientifico) ma chiamare in causa il primo e il secondo capitolo, rubacchiare un'intera inquadratura a Alien 3, prendere spunto da Alien - La clonazione e pure dai prequel, sempre diretti da Scott, fa quasi sospettare che Alvarez fosse insicuro di sé stesso e abbia puntato troppo sull'ingolosire i fan, strategia questa utilizzata a pioggia dagli studios hollywoodiani negli ultimi anni.
L'insicurezza del regista si manifesta poi in un'abbondanza di pericoli che i nostri eroi dovranno affrontare, il cui risultato è quello di gonfiare a dismisura la tensione rischiando però di farla scoppiare come un palloncino e dopo una deflagrazione, si sa, non resta poi molto. Forse sarebbe stato meglio fare le cose in scala ridotta, ma la nota positiva è che l'azione non manca mai. Sfido chiunque a provare che Romulus sia un film noioso. Inoltre, alla componente action dovrebbe contribuire la protagonista femminile, Rain, che vorrebbe essere una sorta di giovanissima Sigourney Weaver. Peccato che non ci vada nemmeno vicino. Non solo il personaggio è poco accattivante e tira fuori la grinta solo verso il finale, dopo aver passato quasi tutto il film in disparte, ma Cailee Spaeny ha la faccia troppo pulita, è troppo dolce e tenera per giocare a fare l'eroina senza paura. Miglior personaggio e prova attoriale andrebbero invece attribuiti all'androide Andy / Dan Jonsson, che non solo è convincente nel ruolo di persona artificiale, come egli stesso si definisce (ecco un'altra citazione ad Aliens - Scontro finale), ma pone un interessante focus sul rapporto tra essere umano e intelligenza artificiale, tema attualissimo e talmente ben inserito nel contesto del film da risultare commovente, tanto quanto il rapporto che hanno i due fratelli.
Pur con tutti i difetti del caso, Romulus intrattiene, diverte e arricchisce la saga di un capitolo funzionante e ben diretto. Non rientrerà tra le migliori pellicole con la creatura aliena più famosa della Terra ma sarebbe un peccato mancare l'appuntamento con quello che è, a tutti gli effetti, un buon film.
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