Regia di Agnès Varda vedi scheda film
Simone, detta Monà, lascia la città e un impiego da segretaria e dattilografa, per vagabondare attraverso le campagne del sud della Francia, come per rifiuto della società moderna. Monà ha tante idee, ma confuse e nessuna filosofia di vita: non è una hippie come il giovane laureato in filosofia che ha scelto di fare il pastore. Lei non riesce proprio a svolgere una qualsiasi attività per un tempo abbastanza lungo ed è portatrice di un'irrequietezza tipica dei diciott'anni (la Bonnaire, già molto brava, è del 1967) che non era sopita nemmeno negli anni del cosiddetto riflusso.
Lo sguardo di Agnés Varda è fenomenologico, nel senso che non ricerca le cause del vagabondaggio né prende parte tra la radicale scelta di vita di Monà e le reazioni dei (più o meno) borghesi che incontra sulla sua strada. Fatto sta, ci dice la regista, che tra chi la respinge apertamente e chi non la ferma, la giovane si trova all'addiaccio e finisce i suoi pochi giorni in una fossetta ai bordi di un campo. Nel frattempo ha lavorato, ha chiesto, ha amoreggiato e si è perfino prostituita. È stata una meteora nella vita di tante persone anche perbene (ma incontra anche un papponcello che vorrebbe farla recitare nei film pornografici) che, alla fine, non hanno saputo o voluto aiutarla. E chissà quale traccia vi ha lasciato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta