Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Selvaggina di passo rappresenta uno dei vertici più scabrosi toccati dal geniale regista tedesco. In Italia, pur essendo stato accolto abbastanza bene dalla critica nostrana - ma finito velocemente nel dimenticatoio -, il film non scampò comunque a qualche inevitabile "assestamento" da parte della censura (i 14 anni della protagonista diventano magicamente 16).
Fassbinder affronta nuovamente il melodramma, questa volta concentrandosi sul confronto generazionale fra genitori e figli: i giovani Hanni e Franz si amano, ma il dittatoriale padre di lei, Erwin, fa di tutto per ostacolare i rapporti tra i due. Tanto da spingere Franz all'omicidio.
Il regista tedesco - ispirandosi ad un testo teatrale non suo - scrive una sorta di "prototipo" del successivo Voglio solo che voi mi amiate, in cui ritornerà dominante il conflitto fra padre e figlio.
Come spesso in Fassbinder, anche in Selvaggina di passo la Storia tedesca, seppur espulsa ad un livello più superficiale, denotativo, "rientra" immancabilmente dalla finestra: Erwin è, infatti, descritto dal regista con dei tratti talmente aspri da farlo assomigliare ad un gerarca nazista. E l'ambientazione rurale - a differenza di quella «borghese» del precedente Le lacrime amare di Petra Von Kant - forse non è casuale nel voler cogliere una critica nei confronti degli ambienti più retrogradi della Germania: dove vivono ancora quei «fantasmi di passato», difficili da estirpare.
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