Regia di Mauro Bolognini, Luciano Salce, Alberto Sordi vedi scheda film
I rischi insiti nel concepire e realizzare un film ad episodi sono sempre piuttosto numerosi. Prima di tutto perché, generalmente, si tratta di lavori pensati a tavolino da qualche produttore che decide di mettere insieme alcuni registi sotto contratto della propria scuderia. Spesso, poi, questi registi sono fermi, a corto d'ispirazione e/o comunque privi di un progetto di lungometraggio. Per di più, vi è il rischio, anche a prescindere dal valore intrinseco dell'opera, di realizzare un lavoro disomogeneo e disorganico. Nel caso di "Dove vai in vacanza?", sotto l'apparenza di un trittico di episodi farseschi, si mira al bersaglio grosso, rappresentato da uno dei riti per eccellenza dell'italiano medio: la vacanza. Il primo episodio, "Sarò tutta per te", è un piccolo concentrato del cinema bologniniano, con l'ossessione erotica del protagonista a fungere da motore dell'esile vicenda. Il contesto è una satira della borghesia italiana al volgere degli anni Settanta, con hippies scioperati, femministe sentenziose (con una cattivissima caratterizzazione di Clara Colosimo, che si mostra - ahinoi - nuda, nella parte di una specie di Elvira Banotti ante litteram) e parassiti d'ogni risma. "Sì, buana", diretto da Salce, propone una farsa con un protagonista a metà tra i maledetti cacciatori africani alla Hemingway e le disgrazie fantozziane: ribattezzato Wilson da un cinico tour operator (Gigi Reder), l'italianissimo personaggio interpretato da Paolo Villaggio si vedrà costretto a camminare sui carboni ardenti travestito da stregone, prima di essere coinvolto in una caccia al leone, nella quale la vittima designata sarà un cumenda lombardo, che l'amante vuole assassinare per intascare il cospicuo premio assicurativo. Nonostante la scarsa consistenza della materia narrata, non manca qualche momento di divertimento puramente demenziale. L'episodio finale è anche quello più noto al pubblico. Si tratta del celeberrimo "Vacanze intelligenti", diretto ed interpretato da Alberto Sordi che, nella parte di un fruttarolo romano alla buona, è costretto dai figli intellettualoidi, insieme alla sua signora (Anna Longhi), ad un vacanza cultural - dietologica lungo l'Italia. La coppia deve prima visitare una necropoli etrusca nella campagna laziale, poi deve affrontare la dieta in uno stabilimento termale di Montecatini, assistere ad un concerto di musica contemporanea a Firenze e poi visitare i padiglioni d'arte astratta della Biennale di Venezia, dove la signora sarà addirittura scambiata per una scultura moderna. Il viaggio finirà con una salsicciata e l'incontro con i figli in una spaghettata: l'invito sordiano è quello ad assecondare le manie dei giovani, in attesa che passino. Tacciato di pericoloso qualunquismo politico e culturale, l'episodio diretto da Sordi ha momenti davvero divertenti e, qualunque cosa ne dicessero gli intellettuali del periodo ("Ve lo meritate Alberto Sordi!" sbraitava, parzialmente a ragione, Nanni Moretti), gli sberleffi agli eccessi di intellettualismo e salutismo del periodo sono meritati. Allo stesso modo, l'intero trittico fu bollato dalla critica engagé come un coacervo di volgarità assortite affidate a qualche nome di grido. Rivisti a più di trent'anni di distanza, i tre segmenti, abbastanza elaborati, trattandosi di "condensati", sono molto meno spregevoli di quanto si volle farli passare.
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