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I soliti idioti 3

Regia di Francesco Mandelli, Fabrizio Biggio, Ferruccio Martini vedi scheda film

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La recensione su I soliti idioti 3

di mm40
1 stelle

Un vecchio penoso, furibondo e arrapato esce dal coma dopo dieci anni. Torna a casa del figlio, noto tiktoker, per riprendere a rovinargli la vita come faceva prima del coma.


Rivalutare i cinepanettoni? Forse sarebbe ora. Questo I soliti idioti 3 – Il ritorno scende suo malgrado talmente in basso nella scala evolutiva della risata e, dal punto di vista cinematografico-artistico, si spinge ostinatamente fin negli abissi dell'inutilità, al punto da portare il pubblico a riconsiderare quanto di orribile, tremendo, razzista, omofobo, misogino, ostentatamente ignorante sia stato prodotto dal cinema italiano fino a questo punto della sua storia. Cento minuti di violenza intellettuale: ecco cosa accade allo spettatore nell'affrontare la visione di questo film, ecco a cosa ci si deve sforzare per riuscire a sopportare le innumerevoli scenette coprolaliche e prive di senso – non c'è il nonsense, qui: c'è solo cattiva scrittura – che compongono l'opera: se pensavate che i protagonisti avessero già toccato il fondo e scavato a sufficienza, sarete sorpresi da I soliti idioti 3. C'era ancora qualche minimo margine di peggioramento. Si prestano all'operazione anche Andrea Delogu, Gabriele Corsi del Trio Medusa, il rapper Gué Pequeno e Sabrina Ferilli, che dà voce a un'Alexa sboccata e cafona (l'inevitabile risposta alla domanda “cos'è la contemporaneità?”, che vorrebbe essere il motore della trama del film). Comicità infantile, argomenti sorpassati, toni beceri e nessun tentativo neppur vago di analisi o critica sociale: I soliti idioti 3 vorrebbe raccontare le disgrazie dell'era moderna, ma involontariamente racconta solo quelle di una tv (da cui gli autori provengono) e di un cinema italiano sempre più allo sbando. 1/10.

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