Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
Decimo lungometraggio del regista francese Jacques Audiard e al cinema, in Italia, dal 9 gennaio, Emilia Pérez è una rilettura, anche piuttosto audace, del canonico musical americano per una pluripremiata operazione basata sulla redenzione/cambiamento e su quanto sia estremamente complesso riuscire a diventare quello che si è veramente, superando preconcetti e imposizioni dell’ambiente sociale in cui si è vissuti, e questo attraverso il racconto di un boss/trans del cartello messicano del narcotraffico, tutto bisbigli e minacce precedentemente alla transizione, e poi rigeneratosi come donna di mondo gentile, sofisticata e premurosa verso i bisogni del persone più sfortunate.
Eppure, è piuttosto difficile comprendere il reale registro dell’opera: si tratta davvero di una storia edificante di redenzione (o trasformazione?) oppure, a ben guardare, è piuttosto una tragedia (annunciata?) sull’impossibilità di essere chi si vuole rispetto a chi si è davvero?
"Bisogna sempre stare attenti a ciò che si desidera, perché si corre il rischio di ottenerlo"
Ma che sia uno e l’altro, è di sicur una scommessa vinta, soprattutto a giudicare dai premi ottenuti (Premio della giuria al Festival di Cannes e Prix d'interprétation féminine a Karla Sofía Gascón, Selena Gomez, Adriana Paz e Zoe Saldana, quattro Golden Globe come Miglior film commedia o musicale, migliore attrice non protagonista, Migliore canzone originale e miglior film straniero) da quanti è prossimo ancora ad ottenere (Oscar?) ma anche in quanto esempio esemplare di cinema popolare pur se estremamente ricercato, un melodramma barocco pieno però di elementi ammiccanti, di caustico umorismo o di incantevoli stravaganze tendenti spesso all’eccesso in un continuo gioco tra dicotomie, un kolossal di contrasti che generano un microcosmo esplosivo centrifugandone i generi, dal musical al thriller, dal gangster-movie al melodramma (molto alla Almodovar) e che indaga le tematiche del presente senza retorica o troppi ammiccamenti.
Uno specchio sulle contraddizioni dell’essere umano in bilico tra la Bella e la bestia, dannazione e santità, amore e morte e verità o menzogna (ma qual è la verità e quale è la menzogna?).
"Non voglio più essere un volto anonimo tra la folla!"
"E' da egoista voler essere felice?"
Eccezionalmente ricostruito in un teatro di posa di Parigi e inizialmente pensato come opera lirica, il lungometraggio di Audiard è un musical anomalo, sorprendente e, al pari del suo/a protagonista, è una pellicola che cambia continuamente forma trascinandoti in realtà sempre nuovi e differenti, tra parole cantate e coreografie di danza molto teatrali a cui non mancano però anche sequenze d’azione e, soprattutto, continui omaggi al melodramma che sfociano spesso nella soap opera.
Grazie a questa mescolanza di generi, Emilia Pérez riesce coerentemente a parlare insieme di inclusione, di transgender e di mascolinità tossica o della libertà di ogni individuo di scegliere chi voler essere affrontando in musica anche tragedie epocali come quella dei desaparecidos in Messico e a orchestrare una sinfonia polifonica, una danza di emozioni, anche macabre, a volte, ma che riesce comunque ad abbracciare il pubblico.
Il compositore francese Clemente Ducol e la sua compagna, la cantante Camille, ne firmano la colonna sonora, contaminato anche da incursioni più (im)propriamente pop quali Supreme di Robin Williams e Papi Chulo, mentre il direttore della fotografia Paul Guilhaume avvolge il film di una cornice rosso sangue (o passione?), altra dicotomia di un contrasto di caratteri escusivamente femminili dove Eros e Thanatos danzano, invisibili, intorno alle sue protagoniste, suggerendone ogni parole e gesto, incurante delle possibili conseguenze.
"Chi sono io?"
"Esta gente habla." Questa gente parla (e balla).
La Emilia Pérez del titolo è interpretata dalla star delle telenovelas spagnole Karla Sofia Gascón, attrice transgender bravissima nel riuscire a empatizzare con lo spettatore, ma la vera protagonista del film però è l’ottima Zoe Saldana, attrice americana ma di padre domenicano e madre portoricana, che ci offre una performance da Emmy anche in virtù dei suoi trascorsi da ballerina. Infatti balla, canta e recita con un'invidiabile naturalezza facendosi imbonitrice di uno impianto scenico che incanta e ammalia il pubblico.
Molto brava anche Selena Gomez in un ruolo tutt’altro che facile mentre completa il quartetto delle protagoniste l’attrice messicana Adriana Paz.
Il resto del cast comprende Édgar Ramírez, Mark Ivanir, Alonso Venegas Flores e Anabel Lopez.
"Sono la signora Emilia Perez. Emilia Perez. Emilia Perez, piacere. Sono Emilia Perez. Emilia Perez..”
VOTO: 7
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