Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
Eravamo uomini, non caporali.
Una volta tanto le tematiche transgender ellegìtìbìquerressetìuvùzetaplus non vengono usate in maniera ideologica, ma metaforica. In questo, soprattutto, ma non solo, il film di Audiard è senz'altro apprezzabile. Non solo si avvale di una parte sonora (importante evidentemente, dato il genere che si sceglie) che, più nei testi delle canzoni che nella loro musica, esprime tutto il suo potenziale emotivo (impareggiabile la canzone del bimbo quando "riconosce" l'odore di suo padre), ma finalmente propone attraverso la "crisi di identità sessuale" una crisi umanitaira esistenziale "tout court" che trascende, supera, ingloba e interroga l'essere umano in tutti i suoi aspetti: professionale, identitario, sessuale naturalmente, relazionale, ecc. La regia sapiente di Audiard (regista navigato che non ha bisogno di presentazioni), unitamente ad un filo musicale che non molla mai di un centimetro l'attenzione dello spettatore, una trama originale e ricca di suspence (laddove dopo la prima mezz'ora si sarebbe potuto credere che tutto era già stato raccontato....), mai banale (seppure bisognosa di aggrapparsi a qualche forzatura narrativa che viene comunque facilmente assorbita), fanno di questo pluripremiatissimo film un'opera importante ed esemplare.
Speriamo che i sacerdoti dell'ellegìtiìbiìeccetera la sappiano adeguatamete riconoscere e distinuguere dal resto della paccotiglia che con generosa prodigalità l'establishment (anche del cinema) distribuisce a piene mani.
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