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Il ritorno di Martin Guerre

Regia di Daniel Vigne vedi scheda film

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La recensione su Il ritorno di Martin Guerre

di degoffro
8 stelle

Ha proprio ragione la voce over con cui si apre il film: "Non rimpiangerete di avere dedicato del tempo a questo racconto, perché qui non vi sarà presentata una storia avventurosa, o una finzione leggendaria, ma una pura storia vera." Celebre soprattutto per il remake che ha ispirato ("Sommersby" di Jon Amiel con la coppia Richard Gere/Jodie Foster), "Il ritorno di Martin Guerre" è un ottimo film storico (rimarchevole l'attenzione quasi documentaristica per costumi, cerimoniali, usanze e abitudini medievali - si vedano per esempio i rituali quasi magici per procurare la fertilità alla giovane coppia - dettagliata la ricostruzione della vita contadina dell'epoca) e un'appassionante storia d'amore (elemento su cui ha insistito, sfacciato, il rifacimento americano, tralasciando, come è ovvio, l'aspetto storico). Il film, peraltro, racconta una storia d'amore molto particolare. Tra una donna, Bertrande, rimasta fedele per lunghi anni in attesa del ritorno del marito, fuggito molto tempo prima, ed un uomo che, riapparso al villaggio, sostiene di essere il suo sposo, profondamente trasformato, soprattutto da un punto di vista umano. Un film dunque sull'identità e sulla menzogna (non a caso il magistrato Jean De Coras incaricato delle indagini dice "La menzogna ha centomila volti, persino quello del diavolo, ma la verità ne ha uno solo e la giustizia è qui per far comparire la verità!") Bertrande sposatasi con Martin, quando entrambi erano adolescenti e non ancora pronti per il matrimonio, trova in quell'affascinante forestiero che conosce ogni minimo particolare della vita del villaggio e della sua famiglia, il compagno premuroso e affettuoso che aveva tanto desiderato e che non aveva mai trovato nel freddo Martin, scopre la passione, fa con lui una figlia e lo riconosce come marito persino davanti alla giustizia, arrivando a confessare pubblicamente elementi molto intimi della loro relazione pur di continuare quella vita felice ed armoniosa, pervicacemente costruita e voluta con lui, non impostale da altri (in questo senso un inedito ritratto di donna moderna che, in un'epoca opprimente come il medioevo, ha il coraggio e la determinazione di fare le sue scelte da sola, anche controcorrente, comunque senza costrizioni o obblighi). Solo il ritorno improvviso del vero Martin Guerre, proprio mentre la giuria sta per pronunciare la sentenza più umana perché, come dice sempre il magistrato Jean De Coras, "E' meglio lasciare libero un colpevole che condannare un innocente!" costringerà Bertrande, paradossalmente, a tradire con il marito quell'uomo che ha tanto amato e che, con il suo ultimo, complice, sguardo, le rivela la sua imminente sconfitta, invitandola a salvare almeno se stessa (come Bertrande peraltro confesserà in privato al magistrato Jean De Coras, dopo la condanna dell'usurpatore). Impreziosito dalle convincenti e febbrili interpretazioni di un Gérard Depardieu al meglio e di una intensa e struggente Nathalie Baye, ispirato ad una "pura storia vera" e scritto dal regista Daniel Vigne con Jean Claude Carrière (sceneggiatore di diversi film di Bunuel e Forman, ma sarebbe opportuno riscoprire anche altri due bei film storici da lui sceneggiati "L'ussaro sul tetto" e "Cyrano de Bergerac", entrambi diretti da Jean-Paul Rappeneau) "Il ritorno di Martin Guerre", è un melò dai risvolti gialli emozionante e psicologicamente coinvolgente, molto abile a non cedere mai ad un illustrativo accademismo o al facile sentimentalismo, sapientemente costruito come è su un quesito che lo stesso falso Martin Guerre pone al processo, quando ormai il suo inganno è stato scoperto e la sua condanna appare certa: "Che male c'è ad occuparsi di una donna abbandonata dal marito?". Alla sua brutale esecuzione Bertrande piangerà come se venisse ucciso il suo vero uomo, ma sa, come dice la voce fuori campo nel finale, che "lo spirito sopravvive. Il resto è votato alla morte." Una nomination agli Oscar per i costumi, vincitore di 3 César (musica, scenografie e sceneggiatura). Da riscoprire.

Voto: 7 e mezzo.

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