Regia di Daniel Vigne vedi scheda film
Tratto dalla vera vicenda di Martin Guerre, un esule che si appropriò dell'identità di un compagno d'armi riuscendo a ingannare tutti per tre anni, un film teso e discretamente fedele alla vicenda storica. Nulla a che vedere col mediocre remake di Jon Amiel.
Se avete visto quella schifezza melensa di Sommersby con lo scialbo Richard Gere rifatevi gli occhi con la versione che lo ha ispirato. Sommersby sta a Il ritorno di Martin Guerre come un Harmony sta al Nobel per la Letteratura, in comune hanno solo il media.
Depardieu è qui nel pieno del suo splendore, appare persino bello nei panni dello spregiudicato Martin Guerre, il suo personaggio domina e monopolizza la scena, facendo quasi apparire modesta l'ottima Nathalie Baye. A funzionare però non è solo l'ottimo cast ma anche la regia molto frizzante, sembra a momenti di vedere una commedia picaresca con i contadini che ridono a ogni pie' sospinto per celebrare il ritorno della pecorella smarrita, bevono, gozzovigliano e fanno all'amore senza negarsi sprazzi di atavica violenza in altri frangenti. C'è poi una critica morale e sociale di fondo in questo film, tesa a stigmatizzare il ruolo dell'autorità politica e religiosa; anche in questo Sommersby riuscirà a demolire ogni sano intento originario per deragliare verso lidi più sentimentali e banali. Recuperatelo.
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