Regia di Brian G. Hutton vedi scheda film
Capita a volte che uno deve aspettare qualcuno o qualcosa. Così, nell’attesa, ammazza il tempo come può, magari guardandosi un film lungo che non richieda particolari sforzi mentali, ovvero che non ti impedisca di pensare alla persona o all’evento. Perché non pigliarsi allora un film del mio amico Clint, visto che ero reduce dal primo ispettore Callaghan (che tra l’altro mi aveva colpito parecchio).
Detto fatto ed eccomi nell’inferno bellico della seconda guerra mondiale in compagnia di Richard Burton e Clint Eastwood. Il film si chiama DOVE OSANO LE AQUILE e tutti ne parlano bene, è lunghetto ma ho tempo.
Dopo dieci minuti metto in pausa e mi domando: perché tutti ne parlano bene? Si prospettano due ore e mezza di sparatorie e bombardamenti senza soluzione di continuità. Un filmaccio di guerra come tanti insomma. No, forse sto accelerando i tempi, vediamo se cambia marcia e usa un po’ di ironia o se il regista mi sorprende. Mi viene in mente che Hutton ha fatto anche un altro film bellico (sempre con Clint), I GUERRIERI, e neanche spregevole, anzi … molto anticonformista, sarcastico, e un tantino farsesco (ma senza troppo convinzione); non un MASH, però un piacevole ricordo. Avventuriamoci di nuovo.
Passano altri dieci minuti e qualcosa non quadra. I personaggi sembrano usciti da un fumetto per ragazzotti poco cresciuti, che hanno un orgasmo solo a vedere carri armati e aerei vomitarsi fuoco a vicenda; non c’è una sola inquadratura diversa dal prototipo, tutte concepite per una full immersion nella narrazione, senza altre ambizioni.
Forse pretendo troppo, rilassiamoci e vediamo questo spettacolo di morti, uno dietro l’altro…tanto tutti ne parlano bene. Dopo un po’ la noia dilaga: ci sono più sparatorie che dialoghi, e mi convinco sempre più che Hutton sia un coreografo di guerra e non un regista.
Tra l’altro il filmetto è anche inverosimile: Burton e Eastwood sembrano Achille e Hulk, e i tedeschi non li beccano una sola volta in tutti i 158 minuti, in più sparano come Robin Hood tira con l’arco. Nessuno può persuadermi che alla fine non supereranno gli sbarramenti nemici, non penetreranno nel castello nazista, non ammazzeranno tutti, e idem per il ritorno.
Ho capito che non tutti sono in grado di fare film sulla guerra come IL CACCIATORE e APOCALYPSE NOW, e che siamo ancora nel 1969, però IL MUCCHIO SELVAGGIO è dello stesso anno, la proporzione di violenza è altrettanto potente, eppure quello è un capolavoro che ti lascia senza parole…
Chiaro come il sole che questa pellicola non sa cosa voglia dire antimilitarismo e sputerebbe in faccia al pacifismo. Intanto procede, e non è un bel vedere.. raramente ho visto un film bellico così schematico nella descrizione dei singoli, nell’annullare qualsiasi forma di idealismo perché le pallottole contano più delle parole. Il guaio è che questi brutti film di guerra sono così lunghi.. e dire che LA BATTAGLIA DELLA NERETVA mi aveva insegnato a non fidarmi di questi giocattoloni roboanti che non fanno altro che ripetersi.
Alla fine mi arrendo, corrucciato come il viso di Burton (probabilmente pensava a finire il film al più presto). Quando vedo i titoli di coda mi sento come un naufrago che ha avvistato una nave. L’incubo è finito.
La prossima volta Clint è avvertito: preferisco vedermi MANHATTAN tre volte di seguito se proprio devo aspettare…
Se guardi UNA SPORCA DOZZINA, sei a posto. Poi tutti i film bellici di questo tipo sono uno la copia dell'altro.
Ammetto che forse è la cosa migliore.
Il tono della mia recensione. Non volevo offendere chi adora questo film. E' che non sopporto questo genere di pellicole. Sorry!
Come diceva Leone esistono due sole espressioni di Eastwood; in questo caso con il mitra e senza.
Non se la passava benone, e per un attore è demoralizzante un film di questo tipo se vuoi mostrare il tuo talento.
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