Regia di Roberto D'Agostino, Marco Giusti, Daniele Ciprì vedi scheda film
“Papa was a Rollin’ Stone” dei Temptations apre la traversata nel fiume Stige, pardon Tevere, di un battello con sopra Roberto Dagospia D’Agostino e Marco Giusti. Virgilio e Dante, Cerbero e Ciaccio de “Roma, santa e dannata” diretto e fotografato da Daniele Ciprì. Una carrellata di foto, racconti, riprese notturne di Roma vista attraverso gli occhi di D’Agostino soprattutto, deus ex machina con Paolo Sorrentino produttore artistico di quest’opera eccentrica. Vladimir Luxuria ricorda il locale en travesti Muccassassina; Carlo Verdone, il cognato Christian De Sica e Monica Guerritore giovane disinvolta nelle notti romane anni settanta; l’avvocato di Maurizio Costanzo fu Giorgio Assumma che rievoca le “trasgressioni” di Papa Wojtila (poi riportate e amplificate da Nanni Moretti e Sorrentino). Lo stile del sito Dagospia predomina nelle storielle peccaminose, nelle battute e aneddoti salaci.
Il voto serve ma non apparecchia, made in Cossiga, già mentore dello spirito Dagospiano. Enrico Vanzina ricorda le discese romane di Berlusconi prima del potere. I nemici non si combattono, si seducono o si comprano.
Il potere si manifesta nel presenzialismo ai funerali Vip. Cicciolina e Moana sdoganano il porno pret-à-porter, mentre l’ipnotica “Blackout Syndrome” di Massimo Martellotta con altri brani musicali guilty pleasure puntellano dialoghi e inserti d’epoca. Il socialismo by night degli anni ottanta con il “Dove andiamo stasera a ballare?” di Gianni De Michelis e il primum vivere Craxiano. Sandra Milo fa da vestale e memoria storica. L’avvocato Agnelli, modello rinascimentale tra Marina Ripa di Meana e i salotti romani. Alberto Sordi nume tutelare della romanità umiliato per gli 80 anni. Roma paese dei balocchi tentacolare per il toscano di provincia Massimo Ceccherini. Vera Gemma e il trash del Degrado. Il buttafuori Cerbero Carmelo Di Ianni e per chiudere Verdone racconta il folle Festival di poesia di Castelporziano in cui si chiuse un’epoca. Documentario gustoso e senza grandi pretese ad uso e consumo di gossip e kitsch da lettori e amanti di Dagospia. Si spinge l’acceleratore sulla Roma pagana sotterranea, del potere che sta altrove. Pur non citandoli si avvertono Fellini, Giò Stajano e quella Roma de merda declamata in “Mamma Roma addio” di Remo Remotti aggiornata da Cranio Randagio.
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