Regia di Anselma Dell'Olio vedi scheda film
Gustavo Rol è passato alla storia come un sensitivo dalle doti eccezionali. Di famiglia abbiente, dopo una breve parentesi da bancario, scoprì di avere delle doti fuori dal comune. Durante i suoi esperimenti, a cui assistevano personaggi del calibro di Federico Fellini, ne succedevano di tutti i colori: il sensitivo indovinava carte, leggeva da libri chiusi, dipingeva senza muovere le mani, e molto altro ancora. Tuttavia, rimane ancora il dubbio che Rol fosse solo un prestigiatore di grande talento, dotato di una personalità e un’empatia fuori dal comune, ma in possesso, insomma, di facoltà del tutto umane e per nulla sovrannaturali. A deporre a favore degli scettici, c’è il fatto che egli rifiutò sempre di mostrare le sue capacità davanti ad altri prestigiatori o addetti ai lavori, che avrebbero potuto più facilmente smascherarlo. Piero Angela, dopo una delle sue serate, scrisse che Rol utilizzava, in sostanza, i trucchi tipici degli illusionisti. Il mago Silvan, in un video ancora disponibile in rete, riesce a replicare, con un trucco dichiarato, una magia del sensitivo torinese: la lettura a distanza di una frase pescata a caso da un libro.
Si giunge così a questo documentario di Anselma Dell’Olio. Personalmente, speravo che Dell’Olio si mettesse davvero a scavare nella biografia di Rol (peraltro variegata e ricca di sfaccettature, sembra addirittura che avesse tre lauree) per darcene finalmente un ritratto a tutto tondo, un punto definitivo. Purtroppo, invece, non fa altro che riportare una serie di testimonianze di chi ha conosciuto Rol ed è rimasto strabiliato dai suoi poteri: quindi, sostanzialmente, di amici, parenti o comunque ammiratori. I racconti, di per sé strabilianti, si susseguono davanti ai nostri occhi: c’è chi in sua presenza ha visto muoversi una statua, oggetti scomparire e riapparire, tele dipingersi da sole. Non può mancare la scena in cui Rol cammina sulle acque, come un novello Gesù. Non si contano, poi, tutti quelli che il sensitivo ha salvato da gravi malattie, spesso collaborando con medici, azzeccando diagnosi e prevedendo il futuro. Insomma, tutti questi resoconti finiscono per diventare ridondanti, noiosi, perché privi di qualunque riscontro oggettivo e imparziale. Poco, pochissimo spazio viene lasciato a un’indagine critica vera e propria. Insomma, il documentario si presenta come l’ennesima agiografia di Rol, che non aggiunge nulla alla sua figura, e non ci permette di inoltrarci, in maniera più sistematica, in quello che rimane il suo mistero.
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