Regia di Georges Lampin, Henri-Georges Clouzot, Jean Dréville, André Cayatte vedi scheda film
E-G. CLOUZOT
RETOUR A LA VIE
4 registi francesi per 5 racconti inerenti il ritorno dal fronte, nel 1945, durante i giorni della liberazione.
LE RETOUR DE TANTE EMMA di André Cayatte: il ritorno di una donna dal lager, in condizioni di spossatezza impressionante, non impedisce ai parenti superstiti (tra questi Bernard Blier), che la davano per morta, di circondarla per circuirle la firma di un importante documento notarile. La donna, esausta, firma senza quasi fiatare, ritrovando un minimo di forze per chiedere notizie sulla morte dell’adorato cane. VOTO ****
LE RETOUR D’ANTOINE: di Georges Lampin: il barman Antoine (Francois Périer) ritorna dalla guerra e si appresta a tornare a far servizio nell’hotel ove lavorava in precedenza, che però è stato requisito dalle forze americane femminili, la WACS (Women Army Corps): diventerà oggetto delle bramosie e della gelosia di alcune ufficiali in gonnella, che se lo contenderanno come il gallo del pollaio, fino a spostarlo al turno del mattino, per non litigarselo tra loro. VOTO **
LE RETORUR DE JEAN, di Henri-Georges Clouzot: Jean (Louis Jouvet), non più giovane e claudicante, scampato fortunosamente ai lager nazisti, torna a dirigere la sua pensioncina di famiglia, e nei giorni della liberazione, a seguito di una sparatoria delle forze di liberazione contro le truppe tedesche in ritirata, scopre un ufficiale nazista ferito in una camera del suo albergo. Lo soccorre e ne prova compassione, facendolo curare dal suo medico, ma in seguito, rivivendo dai racconti del gerarca le pene vissute in prima persona, trova il modo di cambiare atteggiamento facendosi giustizia da solo. VOTO ****
LE RETOUR DE RENE, di Jean Dréville: dato per disperso dalla stessa moglie che lo ha abbandonato, René trova la casa occupata da una donna con tre bambini, ed un uomo che lui scambia per il marito. Ritrova i suoi adorati cagnetti giocolieri, protagonisti dello show che gli dava la possibilità di campare prima della guerra. Quando scopre che la donna è vedova, troverà il modo di conquistarla per riappropriarsi anche del suo alloggio, e farsi nel contempo una famiglia. VOTO ***
LE RETOUR DE LOUIS, di Jean Dréville: una madre accorre all’arrivo del treno col figlio che torna sano e salvo dalla Germania. Ma trasalisce quando costui (Serge Reggiani), si presenta con al seguito una bella ragazza di genealogia germanica, portata con lui e presa in moglie. Se la madre accetta suo buon grado la situazione, la sorella si ribella e così pure quasi ogni abitante del villaggio, che esprime in tutti i modi la sua contrarietà alla presenza della straniera e nemica. Questo diffuso sentimento di malumore, che sfocia in veri e propri atti di intolleranza manifesta, cambia quando la ragazza si infortuna: solo in quel momento gli abitanti converranno di avere a che fare con un essere umano, e non con un nemico. VOTO ***1/2
Variegato ed appassionato film ad episodi in cui quattro registi francesi ci raccontano le drammatiche vicissitudini di un riadattamento alla vita: circostanza che ha riguardato certo pochi fortunati, comunque ognuno alle prese con i propri traumi subiti, le proprie ferite fisiche e psicologiche destinate a rimanere per tutti gli anni avvenire.
Cinque storie di diverso spessore e tenore narrativo, complessivamente quasi tutte almeno interessanti, tra le quali primeggiano, e non cero a caso, le due dirette dai due registi più famosi del gruppo: Cayatte e soprattutto Clouzot, in ottima forma entrambi, impegnati nelle due vicende più crudeli, figlie di un’epoca fosca tutta orrori e violenze, deportazioni e prigionie.
Clouzot in particolare non perde occasione per circondarsi di un coro di personaggi che fanno capo ad un peotagonista-fulcro sul quale converge tutta la dolorosa, spietata, ma anche molto umana vicenda, misto controverso di compassione a cui si sostituisce ahime' un rancore incontrollato e letale che trasforma l'uomo in belva..
Ed il suo rimane l'episodio più potente e caratterizzante tra tutta la buona media degli altri. Primeggia la presenza istrionica, rabbiosa e dolorosa, del claudicante protagonista, a cui un fantastico e umorale Louis Jouvet dà volto e corpo con la solita verve e ispirazione da fuoriclasse.
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