Tre attori: un uomo, la moglie e l'amante, finiscono davanti a un giudice, accusati di oscenità per il loro spettacolo. Il giudice fa replicare la scena incriminata: sconvolto ed eccitato, violenta l'attrice e muore d'infarto.
Note
Girato per la televisione svedese è un dramma sul valore dell'arte, della quale cerca di recuperare il valore originario, sacrale e dionisiaco, ma anche sui limiti della morale. Cinema estremo, psicanalitico, freddo ma anche con eccessi didascalici. Tutto girato nello spazio claustrofobico di un aula di tribunale e affidato a quattro grandissimi attori. Si intravede l'ombra di un confessore: è quella dello stesso Ingmar Bergman.
Opera minore ma certamente non secondaria all’interno di un percorso davvero prodigioso che pone Bergman fra gli indiscussi geni della settima arte che hanno fruttuosamente attraversato con lo splendore e la problematica delle loro opere che restano ancora ora oggi imprescindibili punti di riferimento per chi ama davvero il cinema.
I rivolgimenti del 68 disorientarono non poco l’arte dei geniali autori del dopoguerra (Fellini, Kurosawa) prima di tornare grandi a metà dei “70. Tra i capolavori Persona e Sussurri e grida, Bergman visse un’analoga involuzione, segnata da film ermetici, formalmente irrisolti, pregni di cupa misantropia. Il nadir di questa fase infelice è Il rito.
In effetti si tratta di un film girato per la televisione (e in qualche modo si avverte il “limite”, certamente imposto dal mezzo a cui era destinato, proprio in quello che può sembrare un eccessivo didascalismo derivante anche dalla sovrabbondanza dei dialoghi). Si tratta in pratica di una forma indiretta di “teatro da camera” totalmente ambientato in interni… leggi tutto
Un'ora e un quarto di durata, quattro soli personaggi (con breve comparsata del regista), azione poca, ma un fitto intreccio psicologico ed una moltitudine di ruoli e di rapporti fra i protagonisti. I tre attori sono marito, moglie ed amante (marito consenziente) e per di più anche il giudice è innamorato della donna; nonostante questo, lei appare (e realmente a letto risulta) frigida,… leggi tutto
UN RITO PER POCHI INTIMI
Tre attori famosi, un uomo, sua moglie e l’amante di lei, devono rispondere di oscenità davanti a un oscuro e tormentato giudice di provincia. Il marito rappresenta l’elemento razionale del gruppo colui che deve guidare la creatività dei suoi fragili e ipersensibili colleghi. Il giudice è l’elemento perturbatore che rischia di… leggi tutto
Ritualità dionisiache per la (ri)nascita della tragedia, vesciche di vino, albe e costumi sadomaso, maschere grottesche ed enormi falli di legno, orgiastiche funzioni bacchiche prima del sesso, non consumato, invisibile eppure presente nella sua negazione - Testimonianze e confessioni di piaceri femminili, una mano nella vagina e l’altra sul clitoride e poi tutto diventa possibile,…
Ecco la consueta playslist bimensile con le mie ultime visioni (ordinate secondo anno di uscita).
Mi farebbe molto piacere ricevere i vostri consigli nei commenti.
Saluti a tutti!
Amo il Teatro, che a modesti livelli ho anche fatto, e trovarlo a volte abbinato all'altro piacere del Cinema mi da una grande gioia.
Questa passione, senz'altro condivisa da molti, mi ha portato a scegliere una…
Un’opera se vogliamo anche pitagorica, per le corrispondenze che vi sono tra i nove capitoli che la compongono.
Solo nel primo e nell’ultimo capitolo, i personaggi compaiono tutti insieme (i tre attori denunciati per oscenità in un loro spettacolo, da una parte, e dall’altra il giudice che li ha convocati). Nei capitoli dispari, 3, 5, 7, ciascun attore viene interrogato…
UN RITO PER POCHI INTIMI
Tre attori famosi, un uomo, sua moglie e l’amante di lei, devono rispondere di oscenità davanti a un oscuro e tormentato giudice di provincia. Il marito rappresenta l’elemento razionale del gruppo colui che deve guidare la creatività dei suoi fragili e ipersensibili colleghi. Il giudice è l’elemento perturbatore che rischia di…
Il fascino infinito del palco, le prove, le quinte, i camerini... quante volte il teatro è stato usato dal suo cugino ricco e moderno, il cinema? Quante volte la rappresentazione teatrale è stata fatta oggetto a sua…
Un'ora e un quarto di durata, quattro soli personaggi (con breve comparsata del regista), azione poca, ma un fitto intreccio psicologico ed una moltitudine di ruoli e di rapporti fra i protagonisti. I tre attori sono marito, moglie ed amante (marito consenziente) e per di più anche il giudice è innamorato della donna; nonostante questo, lei appare (e realmente a letto risulta) frigida,…
Film "d'interni" appunto,a me personalmente piacciono in maniera particolare........I film della play sn diversissimi tra loro (tutti racchiusi in uno spazio ben circoscritto,e cn rare "accecanti…
Un'altra parabola bergmaniana sulla sacralità della creazione artistica, svolta attraverso una struttura da inchiesta che mette a confronto un giudice con tre attori accusati di una rappresentazione oscena. Girato per la televisione, tutto in interni e a basso costo, risente di un'eccessiva logorrea piuttosto teatrale (e di una divisione piuttosto netta in nove scene, secondo la…
Originariamente girato per la televisione, "Il rito" è una sorta di messa in scena di un procedimento giudiziario intentato da un giudice nei confronti di una compagnia teatrale, Les Riens, composta da due uomini e una donna, per l'oscenità della loro rappresentazione. Con un'impostazione molto televisiva, quasi teatrale, piuttosto scarna e a tratti addirittura (volutamente) sgradevole,…
In effetti si tratta di un film girato per la televisione (e in qualche modo si avverte il “limite”, certamente imposto dal mezzo a cui era destinato, proprio in quello che può sembrare un eccessivo didascalismo derivante anche dalla sovrabbondanza dei dialoghi). Si tratta in pratica di una forma indiretta di “teatro da camera” totalmente ambientato in interni…
Hans Winkelmann (Gunnar Björnstrand), è assennato, ragionatore, paziente, l’anima del gruppo, freddo calcolatore sempre pronto a compromessi vari anche di natura estremamente ambigua. Sebastian Fisher (Anders Ek), è un personaggio al limite del parossismo, irresponsabile, che non ha bisogno di alcun Dio ma provvede a fornirsi da sé i propri angeli e demoni. Poco più che un morto vivente,…
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Commenti (2) vedi tutti
Opera minore ma certamente non secondaria all’interno di un percorso davvero prodigioso che pone Bergman fra gli indiscussi geni della settima arte che hanno fruttuosamente attraversato con lo splendore e la problematica delle loro opere che restano ancora ora oggi imprescindibili punti di riferimento per chi ama davvero il cinema.
leggi la recensione completa di (spopola) 1726792I rivolgimenti del 68 disorientarono non poco l’arte dei geniali autori del dopoguerra (Fellini, Kurosawa) prima di tornare grandi a metà dei “70. Tra i capolavori Persona e Sussurri e grida, Bergman visse un’analoga involuzione, segnata da film ermetici, formalmente irrisolti, pregni di cupa misantropia. Il nadir di questa fase infelice è Il rito.
commento di Inside man