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Rio Bravo

Regia di John Ford vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su Rio Bravo

di FABIO1971
8 stelle

"Che ne dirà la storia della battaglia di Shenandoah?".
"Io so quello che ne pensa mia moglie".
[J. Carrol Naish e John Wayne]

Il colonnello Kirby Yorke (John Wayne), comandante di Fort Stark, avamposto militare ai confini col Messico, riceve la visita inaspettata di sua moglie Kathleen (Maureen O'Hara), che rivede per la prima volta dopo oltre quindici anni di separazione forzata, prima a causa della guerra e poi del servizio nella cavalleria degli Stati Uniti. Il motivo del viaggio di Kathleen ha un nome: Jefferson Yorke (Claude Jarman Jr.), il loro giovane figlio, estromesso dall'Accademia di West Point perchè bocciato in matematica ed assegnato come recluta proprio al forte comandato dal padre. Le intenzioni della donna sono di riportare via con sè il figlio, ma Kirby si oppone: il ragazzo, infatti, si è arruolato volontariamente ed il colonnello, nonostante sua moglie sia intenzionata a pagare all'erario il denaro necessario per riscattarne il contratto e farlo congedare, non è disposto ad acconsentire.
"Peccato che il tuo senso del dovere abbia distrutto due belle cose, la nostra fattoria e noi", è l'accusa di Kathleen a suo marito:
"Anche a me dispiacque quando vi fui costretto, ma tu, poi, hai ricostruito la nostra casa".
"Quello era facile, bastava volerlo fare".
"L'altra cosa è difficile?".
"Anzitutto dovresti dare il congedo a Jeff".
"Per riavere te?".
"Se fosse necessario...".
"Potrei anche dirti di sì con facilità, Kathleen, ma verso Jeff ho un dovere: è un bravo ragazzo, ma deve imparare che un uomo deve mantenere a qualsiasi costo i suoi giuramenti".
Parla di e per suo figlio, Kirby, ma in realtà parla di se stesso, delle ferite inflitte al cuore di sua moglie, del suo giuramento alla cavalleria degli Stati Uniti, a cui ha rispettosamente tenuto fede anteponendolo al suo matrimonio. Come marito ha molto da farsi perdonare, ma come uomo gode ancora dell'ammirazione dei suoi cari. Ed infatti Jefferson non ha nessuna intenzione di congedarsi dall'esercito ("Sarebbe come disertare") e decide di completare l'addestramento. Presto, però, dovrà dimostrare tutto il suo coraggio: gli Apache di alcune tribù (Chiricahua e Mescaleros), infatti, assaltano il forte. Dopo averne neutralizzato le furiose sortite, Kirby ha intenzione di inseguirli per impedirgli di attraversare il fiume Rio Bravo (che gli americani chiamano Rio Grande) e sconfinare al riparo in Messico. Gli indiani, però, sono riusciti a nascondersi eludendo la caccia dei soldati ed organizzando la controffensiva: quando il suo diretto superiore, il generale Sheridan (J. Carrol Naish), ordina, allora, di sterminarli, Kirby spedisce donne e bambini al sicuro e parte con i suoi uomini verso il Rio Bravo. Ma gli indiani attaccano proprio la carovana, scortata, tra gli altri, da Jefferson, e si portano via il carro con i bambini: Kirby, allora, raduna tutte le sue truppe e si lancia alla loro caccia.
L'ultimo capitolo, dopo Il massacro di Fort Apache e I cavalieri del Nord Ovest, della trilogia fordiana sulla cavalleria: tratto dallo sceneggiatore James Kevin McGuinness (e sarà il suo ultimo script) da un racconto (Mission with No Record) di James Warner Bellah pubblicato nel 1947 sul Saturday Evening Post, ne completa l'epico affresco nella serenità di toni ed atmosfere di un epilogo dimesso e malinconico. Il ritorno al bianco e nero dopo il magico Technicolor di I cavalieri del Nord Ovest, l'avvicendamento tra padri e figli, l'ultimo, commovente saluto di Wayne alla Monument Valley (nella meravigliosa sequenza in cui passeggia sulla riva del fiume, ammirando l'imponenza dei canyon che si stagliano davanti ai suoi occhi mentre nell'accampamento i soldati cantano la struggente My Gal Is Purple), il dolore e l'ammirazione che, allo stesso tempo, trapelano dagli sguardi che Maureen O'Hara rivolge all'uomo che ama e che, nonostante tutto, non riesce a disprezzare per averla abbandonata in nome dell'onore e della carriera, la muta rassegnazione con cui Wayne è costretto ad ammettere alla moglie ed a se stesso le proprie colpe di marito e genitore, il polveroso viale del tramonto di un eroico combattente che si anima improvvisamente di fronte al pericolo, si lascia alle spalle il glorioso passato e si prepara con fierezza ad un nuovo futuro, senza il furore epico di Il massacro di Fort Apache e la poesia crepuscolare di I cavalieri del Nord Ovest, ma con la disincantata leggerezza di una metaforica vecchiaia travestita da nuova giovinezza. Un Ford "minore", sentenziò ingiustamente la critica all'epoca dell'uscita del film (tra l'altro accusandolo nuovamente di discriminazione razziale nei confronti dei nativi americani) e valutato essenzialmente come un compromesso del regista con la Republic per poter realizzare in piena libertà Un uomo tranquillo: ed invece, nonostante tutto, Rio Bravo si rivela un'opera ugualmente affascinante, dove il lirismo dello sguardo nostalgico si affianca alla delicatezza di sfumature con cui è tratteggiata la love story tra i due protagonisti, un western notturno, apparentemente "leggero" e poi improvvisamente squassato da furibonde esplosioni d'azione (le due stratosferiche sequenze delle battaglie con gli indiani), ammantato dal meraviglioso bianco e nero della fotografia del leggendario Bert Glennon, che esalta plasticamente corpi, ombre e la natura selvaggia del deserto incorniciandoli sotto un cielo minaccioso e carico di nuvole. Ottimo il cast, con un'affascinante Maureen O'Hara, qui alla prima prova (seguiranno altri quattro titoli insieme, di cui due, Un uomo tranquillo e Le ali delle aquile, diretti ancora da Ford) in coppia con John Wayne (che qui torna a chiamarsi Kirby York come in Il massacro di Fort Apache), J. Carrol Naish nei panni del generale Sheridan, Victor McLaglen in quelli del sergente maggiore Quincannon (anch'egli presente nei precedenti capitoli, qui con lo stesso personaggio di I cavalieri del Nord Ovest), a cui lo script affida i consueti siparietti umoristici, ritagliando per lui anche alcuni ironici duetti col dottor Wilkins, il chirurgo del reggimento, interpretato da Chill Wills. E, ancora, Ben Johnson (che anche qui si chiama Tyree come nel film precedente) e Harry Carey Jr., le due reclute che stringono amicizia con il figlio del colonnello ed, infine, la partecipazione dei Sons of Pioneers al completo, che si esibiscono, tra i vari brani, in Yellow Stripes, My Gal Is Purple e Footstore Cavalry (tutte scritte, testi e musiche, da Stan Jones). Colonna sonora, splendida, di sua maestà Victor Young.

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