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Wanted

Regia di Fabrizio Ferraro vedi scheda film

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La recensione su Wanted

di EightAndHalf
5 stelle

Vale la pena anche solo tentare di mettere nero su bianco l’esperienza che è Wanted di Fabrizio Ferraro, per quanto è alieno, fuori dalle norme e anche fuori dai riflettori se non quelli dei circuiti festivalieri (e magari in futuro al massimo di canali “fuori orario”). Una distopia, certo, in cui vige una società della polizia e del controllo, in cui o sei una guardia o sei un partigiano. Fantascienza, anche, ma “fantascienza archeologica”, come la chiama lo stesso Ferraro: fantascienza che vive di acconciature e recitazioni da giallo anni 70 e spiriti polemici tipici di quegli stessi anni, o anche precedenti, come se si trattasse sempre e comunque di lasciti antifascisti, di fughe nei boschi dai centri metropolitani della sorveglianza. Un assunto anarchico, forse, o meglio, contro il potere e le sue declinazioni più totalitarie e imprigionanti; ma di anarchico, nel rigore allucinato di Ferraro, non c’è niente. Il “potere” che tiene assieme le immagini assomiglia più a oscure tecniche di sinfonie dodecafoniche, tanto più che le note di Webern accompagnano le immagini più stranianti e ambigue. Nulla di punk o di davvero folle, nonostante il film sia Rai Cinema e il distretto principale della polizia-dittatura sia Cinecittà (!); piuttosto una cascata dissonante di situazioni che si ripetono meccanicamente, e che sfiancano dalle due parti della barricata le ostinazioni delle guardie e le ostinazioni dei prigionieri, con una voce fuoricampo vagamente robotica che illustra alla protagonista trattenuta e torturata dentro una camera di interrogatorio come resistere alla tentazione di una confessione. Forse diventa troppo anche la dissonanza fra il contenuto punk - quasi trettiano, cioè alla Augusto Tretti - e il tono più snobistico e “laterale”, ma tanto vale concedere il beneficio del dubbio, attenersi a una medietà di giudizio perplessa - che registri innanzitutto la sincera noia durante l’intero film - e attendere un’eventuale revisione: Ferraro, per unicità e collateralità dentro il cinema italiano, se la meriterebbe.

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