Regia di Xavier Gens vedi scheda film
Ed ecco il pesce vacca: https://it.wikipedia.org/wiki/Hexanchidae. Per 'sta gran vaccata - con simpatia, eh - di film.
Dice: “Se Parigi avèsse lu màre, fosse (o “aveva iess”) ‘na piccola Bbàre.”
Beh, dai: adesso, dopo il - spoiler! - fiumemoto, ce l’ha. (Purtroppo le manca Vito Leccese, anche se Anne Hidalgo c’ha il suo perché.)
E quindi, nella Parigi di “Jimi” Gualtieri, pardon, di, per l’appunto, Madame Hidalgo, se pur in una versione malvagia (un “Jaws”-sindaco di Amity Island), ovvero (a prescindere dalle cerchiobottiste intenzioni di Xavier Gens) da centro-sinistra (aggettivo, non sostantivo) a “destronza” (data la stupidità, la cattiveria e l’indifferenza), presente nell’universo semi-alternativo in cui è ambientato il film (mentre la realtà irrompe), con l’acqua della Senna che, se non ci si può ancora cucinare la pasta, è stata comunque (com’è nell’appena citata realtà) resa balneabile attraverso un investimento olimpico da un miliardo e mezzo di euro (grazie Raggi!, ché i flutti colibatterici del Tevere continueremo ad usarli per smacchiarci i jeans: il rapporto di causa e non effetto non è così diretto, ma vuoi mettere la goduria del poter avere una scusa per gridare “Grazie Raggi!” con spocchiosa aria sarcastica?), e in cui la polizia (fluviale) non-fascista ha il cuore d’oro e aiuta con cibarie e vestiario i senzatetto bivaccanti lungo l’argine che per contro avranno il buon cuore di levarsi dal cazzo per tre settimane giusto in tempo per il mega spot del triathlon dimostrativo pre-Giochi, un esemplare femmina di ossirina (squalo mako) che grazie alla spinta evolutiva dell’antropocene ha iniziato, oltre che riuscire a sopravvivere in acque dolci, e senza l’evoluzione spinta di un “Gwoemul” (je piacerebbe!), a riprodursi partenogeneticamente, giunta nella Manica partendo dalla Grande Chiazza Vorticosa d’Immondiazia del Pacifico, risale – seguendo l’esempio dell’orca e del beluga d’un paio d’anni prima – controcorrente l’arteria fluviale immortalata da Monet, Renoir, Seurat e Turner sino all’Île de la Cité, passando per i bacini idrici sotterranei, le fogne e le catacombe facendo di quell’ecotonale biotopo il suo nido, al contrario della catadroma anguilla.
Prima del giro di boa – posto tra il massacro delle Sardine (Fridays for Future, Extinction Rebellion e Ultima Generazione poco c’entrano, a prescindere dalle - again - cerchiobottiste intenzioni del regista) e l’autopsia dello squaletto – Xavier Gens, anche sceneggiatore per Netflix (da "Sous la Seine" a "Under Paris") con altre 6 (sei!) menti (e bocche), più l’accusa di plagio da parte di Vincent Dietschy, sembra ancora quello di “Frontière(s)” (nel senso che dopo, a parte “Cold Skin”, non ha girato alcunché di altrettanto vagamente “memorabile”), inanellando una sequela di scene tra l’action e lo strazio che vanno a comporre una storiella caratterizzata da una costante gradevolmente sopportabile di ridicolo involontario, mentre Bérénice Bejo (da Robert Shaw a Jason Statham, passando per Saffron Burrows), comunque alla lunga ben spaesata come tutti gli altri, è sempre Bérénice Bejo, e ci si accontenta: I love you Bérénice: sur le rives de la Seine / sur le rives de la Seine // mon amour / dans le bateau… mouche!
Poi, costruendo l’acme del climax, manda tutto quanto in vacca portando un film già svaccato allo svaccamento completo (operazione non facile, eh), non tanto per quel che fa e dice (cose su cui si può sorvolare, anche se oramai siamo in zona “SharkNado” cringe), ma per come li mette in scena attraverso una recitazione oramai incontrollatamente allo sbando.
“Parigi ha un ecosistema perfetto come poche altre città!”
Ma certo, pochissime, tipo New York, Londra, Roma, Bangkok, Venezia… Loro non ce l’hanno, eh!
E infatti sui titoli di coda il film si smentisce da sé, rilanciandosi come franchise internazionale attraverso Hudson, Tamigi, Tevere, Chao Phraya e salmastre acque lagunari d’oltre MOSE.
Insomma: “Noi lo Squalo dobbiamo pensarlo come l'Utopia de Galeano!”.
Consoliamoci con uno spicchio di realtà (“italienne”) post-ballottaggio del secondo turno delle legislative francesi.
E terminiamo col - anche a proposito di Vincent Dietschy - Silurus glanis: siluro mangia carpa, e va beh; siluro mangia siluro: beh, dai, ci sta; siluro mangia piccione/gabbiano: hm, la cosa inizia a farsi interessante...! Comunque: siluro mangia.
- https://www.wired.it/article/under-paris-accuse-plagio-regista-vincent-dietschy/
- https://www.lemonde.fr/cinema/article/2024/04/01/bataille-juridique-entre-netflix-et-le-realisateur-vincent-dietschy-autour-d-un-poisson-tueur-dans-la-seine_6225332_3476.html
Impagabile, ad un certo punto: “O 'a xé so’ màma, che vòe salvarlo!”
E tutto senza bestemmie (inconcepibile).
* * ¼/½ - 4.75
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