Regia di Elia Kazan vedi scheda film
'Il ribelle dell'Anatolia' è il film più sentito e personale di Elia Kazan: ispirato alla storia di un suo zio, il film narra l'avventurosa odissea di Stavros (l'esordiente e spontaneo Stathis Giallelis) greco d'origine, ma nativo ed abitante dell'Anatolia sotto il dominio dei turchi alla fine dell'Ottocento che, dopo mille peripezie, raggiungerà l'agognata 'Terra Promessa' americana, riuscendo anche a far arrivare tutta la famiglia al completo, ad eccezione del padre.
Il film, nonostante la durata fluviale (2 h e tre quarti circa), riesce a catalizzare l'attenzione dall'inizio alla fine grazie a episodi dai quali si passa in maniera disinvolta dai toni da commedia (insoliti per l'autore) a quelli drammatici, da sequenze ambientate in esterni aventi come sfondo lo splendido ma ostile paesaggio turco, per poi trovarsi ad Istanbul (allora Costantinopoli, città dove nacque Kazan nel 1909), sulla nave in rotta per la terra delle opportunità, l''America, America' del titolo originale, ed infine a New York, per 'rinascere' con un nuovo nome (Joe Arness, nato dalla storpiatura del nome di un amico che non ce l'ha fatta, del quale Stavros ruba i connotati, come Jack Nicholson in 'Professione reporter') per cercare di costruirsi un futuro di speranza e libertà.
Il film si distingue dalla quasi totalità della filmografia del regista sia per la mancanza di quella certa enfasi e teatralità che caratterizza praticamente tutte le sue opere, comunque in gran parte di pregevole fattura, sia per l'assenza di star nel cast (i pochi attori conosciuti recitano in ruoli brevi) consentendo un'impostazione della recitazione, se così si può dire, 'realistica', lontana da quella tipica da Actor's Studio.
Quattro candidature agli Oscar, tre delle quali nelle categorie principali - film, regia, sceneggiatura originale - ma un'unica vittoria per la migliore scenografia in b/n di Gene Callahan. Clamorosamente passato inosservato il magistrale lavoro dell'operatore Haskell Wexler.
Il cast tecnico ed artistico viene detto dall'autore stesso alla fine del film, come Orson Welles nel finale di 'L'orgoglio degli Amberson' ma omettendo il proprio nome.
Voto: 8 (v.os.).
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