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Il ribelle

Regia di Clifford Odets vedi scheda film

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La recensione su Il ribelle

di ethan
6 stelle

L'esordio dietro la macchina da presa di Clifford Odets, scrittore prolifico per il cinema e la tv, non è molto convincente in quanto non riesce bene la fusione tra le varie 'anime' che compongono il plot - gangster, mélo e dramma famigliare - davvero molto interessante, scritto dallo stesso neoregista e basato su un romanzo di Richard Llewellyn ('Com'era verde la mia valle').

Apprezzabile l'atmosfera nebbiosa di una Londra ricostruita in studio ed illuminata in bianco e nero da George Barnes e soprattutto il lavoro con gli attori, specialmente i tre caratteri cardine della storia: dal protagonista Ernie Motts di Cary Grant, alla seconda ed ultima candidatura all'Oscar di un'Academy molto spesso miope ed avara di riconoscimenti con i grandi, che dà al suo personaggio quelle sfaccettature sia positive sia negative, quell'ambiguità che saranno ancor meglio utilizzate dal genio di Hitchcock, alla non protagonista Ma Motts, Ethel Barrymore - lei al contrario premiata con la statuetta quell'anno - nei panni della madre all'apparenza ruvida, ma di cuore, di Ernie e, in un altro ruolo secondario ma importante Barry Fitzgerald, una figura paterna (lo stesso Grant rivolgendosi a lui lo chiama 'dad'), mancante dall'inizio del film e più volte evocata nel suo evolversi.

Non ben delineate le altre due figure femminili - June Duprez (Ada) e Jane Wyatt (Aggie) - ed il capo della gang Mordinoy interpretato da George Colouris.

Il titolo originale - 'None but the Lonely Heart' è citato dal protagonista nelle scene iniziali del film - è, come spesso accade, più poetico e significativo dell'incolore e vago 'Il ribelle'.

Voto: 6. (v.o.s.)

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