Regia di Robert Ellis Miller vedi scheda film
'Reuben, Rueben' tradisce più la sua origine letteraria (il romanzo di Peter De Vries) che quella teatrale (la play 'Spofford' di Herman Shumlin) in quanto non si tratta di un film statico ma piuttosto di un'opera in cui i lunghi monologhi - sia di fronte ad un pubblico formato in prevalenza da donne ai suoi reading sia in camera sua, di fronte allo specchio o su una sedia, indeciso se suicidarsi o meno - del poeta in perenne stato etilico Gowan McGland (Tom Conti) tendono a prendere un po' troppo il sopravvento su tutto il resto.
E' un peccato perchè lo script, messo in immagini da Robert Ellis Miller, regista non certo talentuoso ma diligente e senza fronzoli, è pervaso da un'ironia e da dialoghi pungenti, tanto nei confronti del protagonista, un poeta maledetto con una spiccata tendenza all'autodistruzione e a mietere parecchie conquiste femminili, ma ancor più verso l'ambiente penbensante e conformista - il New England - in cui egli si muove.
Tra letture delle sue poesie, grandiose bevute ed il tentativo malriuscito di una storia con una ragazza molto più giovane di lui, Geneva (Kelly McGillis all'esordio), il film, sorretto dalla maiuscola prova dell'attore scozzese Tom Conti, il cui inglese, spesso bofonchiato, è a dir poco 'arduo' da comprendere, si trascina più o meno stancamente fino alla beffarda conclusione, davvero inaspettata e sorprendente, dove, suo malgrado, il cane Reuben svolge un ruolo decisivo.
Voto: 6,5 (visto in v.o.).
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