Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Si parte con un primissimo piano sull'occhio di Catherine Deneuve, all'inizio della sua carriera ma più brava che in maturità, e si finisce, sempre con un primissimo piano, sul suo occhio ma da una foto di lei bambina che sta guardando in malo modo il suo probabile padre per motivi che possiamo solo immaginare ma che spiegherebbero...
Thriller/horror d'autore... Magari un po' troppo lento. Parte con un primissimo piano sull'occhio di
Catherine Deneuve, all'inizio della sua carriera ma più
brava che in maturità (atonica per bravura o per mancanza di espressioni autonome?), e finisce, sempre con un primissimo piano, sul suo occhio ma da una foto di lei bambina che sta guardando in malo modo il suo probabile padre per motivi che possiamo solo immaginare ma che spiegherebbero la sua "Repulsion" per gli uomini (la repulsione nasce da una profonda delusione).
Nel film, la giovane paranoica, allucinata, psicopatica che fa la manicure a Londra, compie una discesa negli inferi della follia, alla quale noi assistiamo vedendo un po' quello che accade veramente e un po' quello che lei crede che accada. Inizia ad essere assente, distratta, si fa licenziare, litiga con la sorella con la quale convive ma che invidia per la facilità che ha nel vivere le sue storie, non propio edificanti, senza tanti sensi di colpa.
Rimasta sola in casa per qualche giorno si lascia andare e la telecamera, mobilissima, vaga nell'appartamento (come in tanti altri films del regista è quasi l'unico ambiente dove si svolge il film) alla ricerca degli elementi che ci rivelano la sua follia; riprende crepe che si allargano sui muri e sui pavimenti, simbolo di quelle che ha lei nella mente, un coniglio pronto per esser cucinato che sta a marcire fuori dal frigo, le patate alla luce che germogliano, lei che
stira senza la spina del ferro inserita, che sogna di esser presa in malo modo da sconosciuti e mani che la ghermiscono uscite fuori all'improvviso dal muro di un lungo corridoio - spunto surrealista/espressionista .
Finirà in maniera tragica per gli uomini che cercheranno di avere un contatto con lei. Polansky qui è già bravo ma non ancora al suo massimo, con i suoi temi e la sua grandezza registica ma l'argomento del film non è facile, può disturbare.
Magnifica la fotografia in bianco e nero di G. Taylor, lo stesso del Dottor Stranamore, decisamente in tono la musica jazz.
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