Regia di Roman Polanski vedi scheda film
E' una repulsione tutt'altro che razionale o razionalizzabile, quella che spinge la protagonista di questo film all'omicidio (duplice, ed insensato in apparenza); un moto di rabbia isterica che la colpisce ferocemente, risalendo dalle sue viscere fino a manifestarsi esternamente nella concreta violenza sanguinaria. Un personaggio tratteggiato molto poco nelle sue abitudini pratiche e nella sua quotidianità (la Deneuve parla pochissimo e le sue interazioni con gli altri personaggi sono realmente piuttosto limitate), ma descritto in maniera perfino straripante sotto il profilo psicologico: questa è la forza di Repulsione, ma forse anche un evidente limite della seconda opera di Polanski. Incomprensibile la brutalità del suo gesto, come è incomprensibile la sua difficoltà nell'approccio umano; unica spiegazione lasciata plausibile dalla storia di Polanski e Brach è appunto quella di una 'reazione', un istinto repulsivo, al comportamento della sorella maggiore, tanto a suo agio, al contrario, con gli uomini. Affascinante il bianco e nero di Gilbert Taylor, tanti lunghi momenti silenziosi (ed un uso inquietante del sonoro nelle scene degli incubi della protagonista), questo film si propone come ritaratto di una morbosità ben celata in un individuo insospettabile. 6,5/10.
Carole vive a Londra con la sorella e fa la manicure; molto carina e distratta nei suoi pensieri, viene corteggiata da un ragazzo al quale ha paura a corrispondere, anche a causa dell'atteggiamento disinibito che vede sfoggiare dalla sorella nei confronti degli uomini. Lasciata sola per qualche giorno in casa, la ragazza piano piano impazzisce e, tormentata dagli incubi e dalle visioni, uccide il suo spasimante ed il padrone di casa, di passaggio per ritirare l'affitto.
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