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Repulsion

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su Repulsion

di sasso67
8 stelle

"Repulsion" è il primo lungometraggio realizzato da Polanski fuori dalla Polonia e dimostra già che le qualità del giovane cineasta non erano rimaste in patria. "Repulsion" è però un film "che viene prima": prima di "Cul de sac" (1966) che completa, in meglio, il discorso iniziato con questo "Repulsion"; viene prima di "Rosemary's Baby" (1968) e di "L'inquilino del terzo piano" (1976) che riproducono, uno a New York e l'altro a Parigi, la stessa ambigua atmosfera dei vecchi palazzi cittadini con i loro strani e inquietanti inquilini; e viene prima, ad esempio, di "Shining" (1980), con il quale condivide alcuni spunti, anche se quanto avviene a Carol è spiegabile in termini puramente psichiatrici, molto più degli eventi che si verificano all'Overlook Hotel, ma si guardi la scena finale con lo sguardo allucinato di Carol bambina in una vecchia foto familiare... "Repulsion" è tutto giocato all'insegna dell'ambiguità, e soprattutto nel rapporto ambiguo tra la realtà esterna e quella interiore (in maniera molto più fluida che in "L'angelo sterminatore" di Buñuel, dove un gruppo di persone rimane inspiegabilmente chiuso dentro una casa), accentuato dall'insistenza sugli oggetti: come dice Stefano Rulli nel Castoro su Polanski "il dettaglio insignificante, osservato ripetutamente al microscopio del realismo senza mutarne il fuoco, appare stravolto e allucinante". Si spiegano così le pareti che sembrano muoversi e respirare, le crepe nel muro che sembrano partorire stupratori che abusano di Carol, il coniglio che imputridisce nel piatto, le patate con le infiorescenze, il ferro da stiro con la spina staccata, il rasoio di Michael e così via. Tutto questo non spiega la follia di Carol, ben interpretata da Catherine Deneuve, ma ne contestualizzano l'esplosione finale. Continuo a preferire "Cul de sac", ma anche "Repulsion" entra di diritto nel novero dei migliori film di Roman Polanski.

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