Regia di Francis Galluppi vedi scheda film
Premi: Sitges - Catalonian International Film Festival 2023 Vincitore Órbit Award Miglior Film Francis Galluppi Calgary Underground Film Festival 2024 Vincitore Jury Award Miglior lungometraggio di finzioneFrancis Galluppi
"The Last Stop in Yuma County" è un altro di quei tanti titoli congeneri o meno al "pulp" anni '90. Non fortunatamente del tipo più autoreferenziale e commediante, ma comunque debitore per situazioni dilatate e dialoghi di attesa tirati allo spasimo e teatrali, di Quentin Tarantino. Per l'ambientazione di 10 compositi personaggi costretti dalla mancanza di benzina per lo strano ritardo dell'autocisterna, in un diner stazione di servizio e motel alla Bates(Anthony Perkins viene anche citato in un dialogo), nel deserto assolato con temperature da collasso, ci si rifà a mille altri titoli tra televisione e TV, come "When comin'back ya' Red Rider"(1978) di Milton Katselas, o il famoso episodio tv delle stagioni anni '80 di "Ai confini della realtà"(The Twilight Zone) diretto da William Friedkin, "Nightcrawlers", più in là nel tempo "La Stanza della morte"(Dying room only)(1973), di Philip Leacock, e mille altri. Questo nuovo film dell'esordiente Francis Galuppi è realizzato con intelligenza, perché nessuno dei personaggi che ti aspetteresti alla fine abbiano un certo sviluppo, come Richard Brake ovviamente con quella gran faccia nella parte del gelido e spietato rapinatore di banche, avranno lo sviluppo che anche lo spettatore un pò più avezzo e smaliziato, si sarebbe aspettato. Come detto è un film di attese e dialoghi, che si scioglieranno tutte contemporaneamente dopo una sequenza centrale al rallentatore, e un uso non banale e scontato dopo centinaia di altri già avvenuti, della canzone-pietra miliare "Crying" di Roy Orbison al juke-box(stante l'ambientazione nei primi '70, i bei titoli di testa sono su "L'Amour c'est bleu"). La migliore qualità che il Galuppi riesce a mantenere, è un certo sguardo duro e tragico di fondo, sull'anima umano appena una grossa somma di denaro si mette di mezzo alle persone, oltre che riuscire a mantenere ancora questa premessa fino alla drammaticità di un finale che sa di tragedia greca e non fa sconti a nessun personaggio, magari potendo apparire a qualcuno anche un poco moralistico.
Ciò che porta a tutto questo è di stampo teatrale e dalla struttura narrativa semplice, senza incastri, flashbacks e arzigigogoli. In una piccola cittadina deserta dove tutti si conoscono, come detto nella locale stazione di servizio su una unica strada provinciale nel deserto, degli eterogenei automobilisti rimangono lì bloccati nel tempo reale di un'ora e mezza di svolgimento del film, poiché l'autocisterna per rifornire le pompe, non arriva dopo essere partita come sempre al mattino.
Tutti devono sopportare l'attesa mentre anche il condizionatore è guasto e in attesa di riparazione, nella sala principale ristorante, fino all'agognato arrivo del camion, che però non arriverà, si sa solo per telefono che è partito e che nel caso di problemi ne manderanno un altro.
Noi spettatori sappiamo già perché esso non arrivi, avendo avuto un incidente che ne ha ucciso l'autista come fossimo per simile ambientazione naturale in "Duel", e tanto per non farsi mancare niente, due rapinatori di banche con una Ford Pinto verde picchiata nel didietro, sono tra i clienti. Lo spunto e la premessa sono tutti qui.
Galuppi, anche sceneggiatore, cerca di costruire una storia cinematografica dalla suspense di ottimo livello, riuscendoci particolarmente nell'ultima mezz'ora, quando invece per un preciso avvenimento avverso, il film sembrerebbe già bello che finito al minuto 59'.
Soltanto due personaggi dei 10 complessivi fin dall'inizio sanno chi realmente siano Beau (un al solito caratteristico per il ruoli spaventosi Richard Brake) e Travis (Nicholas Logan). C'è poi il rappresentante "che ricorda un pò il tipo di "Psycho" che faceva Norman Bates, Anthony Perkins" della marca giapponese di coltelli da cucina Okuchi (Jim Cummings) e la apparente protagonista ma non è così, l'appetitosa cameriera Charlotte (Jocelin Donahue), che scopriremo in seguito sposata con lo sceriffo locale. Sono soltanto loro nella tavola calda quando Beau e Travis vi entrano in fuga minacciandoli con la pistola, e intimandoli di fare finta di nulla e stare con loro ad aspettare, finché non arriverà qualcuno con la macchina piena di benzina, per rubargliela e raggiungere così il Messico.
Galluppi scrive dei buoni dialoghi, il cast di caratteristi eccezionali come Brake, e buoni nomi non di primo piano, un uso bilanciato e non sincopato come di moda oggi del ritmo, ti calano in una situazione che vabbè, si saprà da principio andrà male.
E lo stesso come scrivevo in apertura riesce a tenere viva l'attenzione e una certa tensione.
Come dicevo sempre prima il film sorprende nel momento in cui raggiunge il climax a circa mezz'ora dai titoli di coda, e tutto è già apparentemente andato drammaticamente e ampiamente in vacca, mentre invece ci sono questi almeno ultimi 25 minuti, che Galluppi riesce ancora ad aggiungere per la durata da lungometraggio, e sono in toto i più avvincenti del film.
Per una volta non c'è un personaggio che non agisca in maniera logica in simili circostanze, e se non qualcuno lo fa, è più che altro perché al momento più sbagliato fuoriesce la cultura americana delle armi e del tutti armati, oltre che della fortissima tentazione che tutto cambia nella vita, di una somma di denaro che può totalmente cambiare la vita stessa, di ognuno. Non manca un'ironia dello stoicismo e dei momenti più insopportabili, di marca che potrebbe essere anche coeniana. Buono il montaggio (anch'esso di Galluppi), l'illuminazione calda dei colori desertici, la fotografia assolata e che rende la concentrazione claustrofobica del luogo nonostante i grandi e aperti spazi esterni, la scenografia, che sono tutte abbastanza coerenti con un'operaziobe evocante il cinema anche degli anni '70, con risultati ben più impressivi di troppi altri titoli consimili degli anni recenti.
C'è stata una buona pianificazione di ogni singola scena, l'ambientazione è di fine anni '70 ma potrebbe essere anche all'inizio, ci sono degli elementi a riguardo come per le canzoni di cui è intessuta la colonna sonora, soprattutto sui bei titoli di coda, e per i modelli delle macchine. I personaggi sono per una volta coerenti con lo stile e la maturità dell'epoca.
John Nada
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