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Rendez-vous

Regia di André Téchiné vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Rendez-vous

di laulilla
6 stelle

Juliette Binoche alle prese con un difficile personaggio di Téchiné, agli esordi. Il film contiene intuizioni notevoli, ma poco sviluppate. Premiato per la sceneggiatura a Cannes nel 1985 e subito stroncato dalla nostra critica scandalizzata, che prevedeva un veloce oblio per la Binoche...

 

 

Recensione, inadeguata, dedicata alla memoria di Jean-Louis Trintignant

 

La visione di un vecchio film su VHS - trovato in fondo a un cassetto e fatto trasformare in un leggibile DVD - mi aveva indotta a lasciare sul sito il breve commento in corsivo che avete appena letto prima di queste poche righe.

È un film che - con la firma oggi prestigiosa di André Téchiné  e con la co-sceneggiatura di Olivier Assayas - era stato premiato a Cannes nel lontano 1985 e che non manca di momenti di tensione e di spunti promettenti, non tutti adeguatamente sviluppati.

Forse non sarei ancora tornata a parlarne senza aver appreso dalla voce addolorata di Gianni Amelio che Jean-Louis Trintignant, di cui piangiamo con Amelio la scomparsa, si era lasciato morire dopo la tragica fine della figlia, uccisa [in un incidente d'auto provocato] dal compagno che la maltrattava.

Questo particolare ha fatto riemergere il mio ricordo del film: nei panni del regista teatrale Scrutzler,  il grande Trintignant cercava di scovare, senza successo, l'attore folle, fuggitivo che aveva fatto morire sua figlia provocando un tragico incidente stradale...

Null'altro che una coincidenza, certamente, ma la tragedia dell'uomo mi ha indotta a rivedere il film e ad aggiungere qualche riga al mio scarno commento di qualche tempo fa.

 

Téchiné racconta la storia di Nina (Juliette Binoche), bella ragazza giunta a Parigi con l'intento di rendersi pienamente libera di decidere della propria vita, facendo l'attrice.
La speranza è molto grande, ma il successo non arriva: una particina mal pagata in una commediola la obbliga a vivere come ospite da un amico, e a trovare al più presto un alloggio piccolo e malandato in affitto.

 

Nina è bella e non le mancano gli ammiratori, la cui corte accetta senza problemi, evitando per quanto possibile che i maschi esigano il dominio di lei e l'esclusività del suo corpo, convinta del proprio buon diritto di appartenere solo a se stessa, ciò che non è facile: il desiderio di essere amata la spinge a dividersi fra il timido Paulot (Wadeck Stanczak) e il torbido e folle Quentin (Lambert Wilson), uomo misterioso, che nulla rivela di sé e del proprio passato. È un attore che interpreta lo shakespeariano Romeo in un cabaret-queer di quart'ordine, frequentato da un pubblico sguaiatissimo e volgare, che le fa orrore, soprattutto dopo aver appreso che egli la vorrebbe con sé nella parte di Giulietta.

Al suo deciso rifiuto, Quentin finirà suicida, lasciandosi travolgere da un'auto...

 

 

Nina nel film non è solo testimone infelice dell'incomprensione maschile, è costretta a subire, sul proprio corpo e  attraverso il proprio dolore i maltrattamenti e le umiliazioni che Paulot e Quentin, le infliggono, negandole il diritto si disporre di sé.  Potrebbe riscattarsi, infine, quando il regista Skrutzler, interpretato da Jean-Louis Trintignant, salvandola dal tormentoso ricordo di Quentin, le insegna a recitare e a credere in se stessa, lasciando a lei, completamente, la responsabilità dell'interpretazione di Giulietta e allontanandosi per sempre dalla sua vita, come un buon padre.

 

 

 




 

 

 

 

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