Regia di Luca Zingaretti vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 19 - GRAND PUBLIC
Marco ha vent'anni e una sensibilità che gli ha permesso di comporre poesie che hanno sempre trovato chi potesse apprezzarle e proporgli di pubblicarle. Ma è anche un ragazzo fragile, che ha trovato nell'alcol, dopo un recente passato con sostanze stupefacenti di vario genere, quel rifugio ideale da una realtà in cui non riesce a realizzarsi.
Con la pazienza e l'aiuto del padre tranviere e del suo editore, Marco trova un lavoro nell'impresa di pulizie che si occupa dei lavori presso l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
Ma l'alcol lo trascina sempre più verso una deriva da cui i colleghi, solidali e sinceri dopo un primo momento di naturale diffidenza, si oppongono cercando di coprirlo, difenderlo, agevolarlo.
Lo sguardo beffardo di un bimbo ricoverato in ospedale che sceglierà Marco come suo interlocutore privilegiato a distanza tramite la finestra da cui si affaccia, riuscirà anche quello a motivare il giovane, scuotendolo dal torpore che quella dannata dipendenza alcolica gli procura ogni volta.
Alla sua esperienza d'esordio in regia, Luca Zingaretti, che si ritaglia coerentemente un ruolo di spessore delineando con finezza la figura paterna dolce e comprensiva, oltre che saggia e risoluta, dirige un film sincero e onesto, che mette a confronto gente umile, dalla vita quotidiana travagliata da una moltitudine variegata di problematiche, e forse proprio grazie a ciò protesa alla comprensione e all'atteggiamento di solidarietà.
Il tutto sullo sfondo di un contesto ospedaliero ove si annidano problematiche certo ancora più impellenti e drammatiche.
Non tutto corretto liscio nella elaborata, ma anche un po' prevedibile sceneggiatura, che tutta la può contare su interpreti azzeccati come il ruvido e diffidente collega di lavoro, ben reso dal bravo Federico Tocci, essenza di una romanità schietta e a volte pure scomoda, ma tutt'altro che falsa e manierata.
Ma se il film risulta sostanzialmente riuscito, il merito principale dello Zingaretti regista sta nell'aver azzeccato l'interprete protagonista, ovvero lo straordinario Gianmarco Franchini, già visto ed apprezzato in Adagio di Stefano Sollima (2023).
Franchini ha uno sguardo (parola del tutto pertinente al titolo e storia del film stesso) che buca lo schermo, ed in grado di reggere la drammatico di una situazione e volgere poco dopo ad un sentimento.dibdistacco ed ironia, con una naturalezza che lascia di stucco e rende il giovane attore come una delle promesse più incoraggianti del nostro cinema oggi.
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