Regia di Roger Allers, Rob Minkoff vedi scheda film
Il giovane leone Simba assiste alla tragica morte del padre e scappa lontano dalla rupe dei re. Il trauma è troppo forte per ritornare a casa propria: preferisce vivere con un facocero ed un suricato, vivendo di espedienti. Ma un giorno succede qualcosa che lo invita a ritornare a casa per affrontare il perfido manipolatore Scar, lo zio autoproclamatosi intanto re.
Lungometraggio Disney numero 32, che si segnala per una straordinaria colonna sonora, firmata nell’originale da Elton John (in Italia la voce è di una brava Ivana Spagna), nonché per le tematiche trattate attraverso un lirismo che pare un misto tra la Sacra Bibbia e le migliori tragedie della drammaturgia classica. La trama è semplice e dipanata in maniera lineare, i personaggi ben caratterizzati, le situazioni improntate sull’eroismo e la lealtà di un protagonista, Simba, che è un personaggio tra i meglio riusciti dell’intera produzione della casa fondata da Walt Disney. Da segnalare lo zio Scar, che tra fratricidi ed altre nefandezze si merita la nomination come cattivo d’eccellenza di tutta la storia del cinema d’animazione. Se si vuole trovare un difetto evidente al film, si potrebbe obiettare che c’è troppo dislivello narrativo tra la parte centrale, in cui Timon e Pumbaa ballano, cantano e dispensano allegria, ed il resto del film, molto più serioso: colpa dei numerosi avvicendamenti tra gli autori della sceneggiatura, che si sono giustapposti durante la travagliata genesi del film.
Da segnalare che il film è a. I. (avanti Insegno): l’unica voce subito riconoscibile è del grande Vittorio Gassman, che doppia il re Mufasa. Il successo del film suggerirà due seguiti (sottotitolati “Il regno di Simba” e “Hakuna Matata”).
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