Regia di Jean Renoir vedi scheda film
Le règle du jeu oggi è un pietra miliare del cinema mondiale, ma alla sua uscita nelle sale rischiò quasi di privarci di uno dei più grandi autori della settima arte. Nel 1939 l'accoglienza di critica e pubblico fu un disastro, gli esercenti decisero di toglierne un quarto d'ora e durante la guerra il negativo del film fu distrutto dopo un bombardamento, Renoir depresso decise di abbandonare il cinema e la Francia. Nel 59' furono scoperte alcune copie e l'opera venne interamente recuperata e proiettata finalmente durante il festival di Venezia. Non saremo mai abbastanza grati ai fondatori dei Grands films classiques per aver salvato un tale capolavoro; Qui siamo di fronte ad una autentica scuola di cinema, la tecnica di Renoir e le sue trovate straordinarie si sposano perfettamente con la storia e i suoi personaggi descivendo un mondo falso, malato, tremendamente in bilico tra il dolore e la gioia e con una costante paura della morte. Le scene sono di una bellezza unica, i piani sequenza racchiudono una tale profondità stilistica e un senso di cinema che si resta allibiti, soprattutto per la naturalezza che Renoir riesce a infondere a movimenti di attori e di macchina. L'intelligenza registica è altissima, prendiamo la scena di caccia, ogni sua inquadratura vale più di tutto il cinema supereroistico di oggi, incredibile la morte del coniglio che rappresenterà la similitudine col destino di uno personaggi; Prendiamo il momento in cui Christin si allontana dalla confusione per cercare conforto nel suo amico di infanzia Octave (non la scena finale, ma quella subito dopo la rappresentazione teatrale) , noi stessi sentiamo di allontanarci dalla baraorda per cercare un pò di sincerità e la fotografia si distacca dalla casa e ci dona una perfetta cartolina di Octave sulla scalinata esterna della casa che unita alle parole del personaggio diventano cinema puro. E l'ultimo quarto del film in cui i personaggi, sempre con un velo di ironia, si distruggono e distruggono, si rendono conto di far parte di un mondo in declino e che loro stessi hanno contribuito a devastare. Chiunque vuole accostarsi alla commedia deve assolutamente non vedere, ma studiare questa opera e ci si accorge immediatamente che non esistono generi minori, ma quando si raggiunge lo scopo attraverso sceneggiatura e regia tutto può diventare arte.
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