Regia di Jean Renoir vedi scheda film
Un affresco alla Altman degli anni trenta? Molto di più, introdotto dalla definizione sulla leggerezza dell'amore finisce in tragedia, soffocata dalla commedia della vita. Ogni personaggio è significativamente caratterizzato e meriterebbe un'attenta analisi simbolica dentro e fuori dal film. Mi soffermo su Octave,interpretato dallo stesso Renoir, fa parte del mondo aristocratico-borghese che anima il film, ma non vi appartiene, si rapporta benissimo con ognuno, sa stare al gioco del mondo, allegro, perplesso, gioviale, profondo, quanto serve all'interlocutore del momento.L'unico sentimento sincero che sembrava nutrire, l'amicizia con Andrè,di fronte alla morte di quest'ultimo si affievolisce e cede a un codardo senso di rassegnazione privo di qualunque dolore. Octave è un prototipo del maschio moderno, lontano dal prendersi responsabilità e posizioni precise nella rete sociale, armato di sarcasmo che copre l'indifferenza e la noia di non vivere guardando invece vivere gli altri. Può tollerare la brutalità individuale e della storia, celando un'insensibilità che mescola pericolosamente apparenza e realtà. Finito lo spettacolo esce mestamente di scena, entra nel buio dichiarandosi un fallito e meditando sulla sua impossibilità di agire. Pirandelliano.
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