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Il Re dei giardini di Marvin

Regia di Bob Rafelson vedi scheda film

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La recensione su Il Re dei giardini di Marvin

di sasso67
8 stelle

"Il re dei Giardini di Marvin" è forse un passo indietro di Rafelson rispetto a "Cinque pezzi facili" (1970), o meglio non costituisce un passo avanti rispetto al suo capolavoro. Del resto il regista americano non saprà mai più tornare sui livelli del suo film del '70. In ogni caso Rafelson prosegue il discorso (direi) interrotto con il finale di "Cinque pezzi facili", con un personaggio, nuovamente affidato a Jack Nicholson - forse l'attore più significativo del pianeta negli anni settanta ("Cinque pezzi facili", "L'ultima corvé", "Professione: reporter", "Qualcuno volò sul nido del cucuclo" ecc.) - che questa volta appare più pacificato, anche se assiste diffidente ma anche affascinato ai traffici affaristico-sentimentali del fratello. La famiglia è, al solito, un nido di vipere, ma anche dopo tutto, l'estremo luogo dove trovare affetto e sincero amore. Forse anche più che in "Cinque pezzi facili", dove il padre era rimasto paralizzato e i fratelli ognuno chiuso nelle proprie nevrosi, Jason dimostra a David sincero affetto, mentre il nonno vecchio e malato è l'ultimo custode delle memorie familiari. Ovviamente la vicenda costituisce, come già "Cinque pezzi facili", una metafora dell'America contemporanea, con alle spalle quella città all american che è Atlantic City, livida e triste, più tardi presa a modello anche da Luis Malle in "Atlantic City, USA" per una vicenda di decadenza e squallore. Gli interpreti sono notevoli: di Jack Nicholson si sa, Bruce Dern è nel ruolo della sua vita, come versione più presentabili del Billy Green Bush di "Cinque pezzi facili", e la migliore è Ellen Burstyn, che poteva meritarsi l'Oscar un paio d'anni prima di "Alice non abita più qui", con questa interpretazione scossa e nevrotica.

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