Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
Non c'è bisogno di fare molti discorsi per commentare questo film: si tratta di un ennesimo capolavoro di Kurosawa.
Un passante cerca riparo sotto le rovine della porta di Rashô (proprio questo significa Rashômon) e vi incontra un boscaiolo ed un bonzo che sono appena usciti dal tribunale, dove hanno testimoniato nel processo contro un famoso bandito accusato di avere ammazzato un samurai. I due personaggi raccontano al passante, un individuo avido e cinico, la loro versione dei fatti, che è diversa e differisce anche dalla versione dei diretti interessati (il bandito, il samurai ucciso che parla attraverso una maga e la moglie violentata). La verità resterà misteriosa, perché nessuno la ricerca, anzi sembra che tutti tendano al suo occultamento. Stranamente, verrebbe da dire, perché in un primo tempo pare che nessuno dei testimoni abbia il ben che minimo interesse a mentire, mentre in seguito si chiarisce che qualche motivo per nascondere la verità ce l'hanno un po' tutti.
Eccellenti tutti gli interpreti ed eccezionale la fotografia di Kazuo Miyigawa, il cui bianco e nero è così nitido e potente che in alcune scene i personaggi sembrano poter saltare fuori dallo schermo. Il vero mago è, però, il regista.
Ripeto: CAPOLAVORO.
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