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Rapsodia per un killer

Regia di James Toback vedi scheda film

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La recensione su Rapsodia per un killer

di carlos brigante
8 stelle

Rapsodia per un killer” è un’opera inequivocabilmente debitrice di Scorsese ed in particolare di “Taxi Driver”. La figura tormentata dell’aspirante pianista Jimmy Angelelli (un grande Harvey Keitel) ricorda a più riprese il Travis Bickle passato alla storia con l’interpretazione di De Niro. Entrambi si muovono come corpi estranei in un mondo che non li appartiene. Un mondo imbruttito da affari sporchi e da gente losca ben rappresentato dalla degradata New York City. La Grande Mela dalle strade anonime diventa teatro dello spaesamento dell’individuo. Un individuo fragile ma al tempo stesso coriaceo nella propria “follia ragionata”. Un antieroe disadattato che non riesce a rapportarsi con gli altri. Uno straniero in casa propria.

Come in “Taxi Driver”, poi, lo spazio messo a fuoco ci consente di spostare l'attenzione su ciò che accade ai margini dell’inquadratura: sui marciapiedi, tra i tavoli dei pub, fuori dalle finestre. La città e il suo microcosmo assurgono, quindi, a co-protagonisti di questo dramma dell’individuo.

Jimmy vaga avanti e indietro per la città accompagnato da una radio a tutto volume. La musica come compagna di vita ma al tempo stesso ossessione. Passare il provino per entrare alla Carnegie Hall diviene quasi un dovere per compiacere alla madre. Il sentimento di soddisfazione si intreccia con quello di liberazione da un qualcosa che fatalmente può tramutarsi in delusione.

L’ultimo atto si risolve con un potente (e affannato) Jimmy che guarda in macchina, nudo e con gli occhi sbarrati che si rivolgono direttamente allo spettatore quasi a cercare (o chiedere) qualcosa… come Travis Bickle appunto!

La languida fotografia dai toni morbidi di Michael Chapman (direttore della fotografia anche in “Taxi Driver”) e le note malinconiche del pianoforte conferiscono ulteriore vigore al clima di disillusione e smarrimento di questa America anni ’70. Un’atmosfera già ben rappresentata da Scorsese anche in altri suoi lavori, ma che non può non far pensare anche a film come “La conversazione” di Coppola o “Bersaglio di notte” di Penn.

Toback non plagia nessuno, e ci consegna un’opera violenta e disperata che vale la pena recuperare!

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