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Mr. Arkadin - Rapporto confidenziale

Regia di Orson Welles vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mr. Arkadin - Rapporto confidenziale

di vermeverde
8 stelle

“Rapporto confidenziale” non è il migliore o il più famoso film di Welles, ma, nonostante i suoi difetti, è quello in cui le peculiarità del suo stile, come la propensione ad esagerare, il provocatorio anticonformismo, il gusto per la mistificazione, sono più manifeste.

Nell’anniversario della nascita (Kenosha, 6 maggio 1915) di uno dei più grandi registi della storia del cinema  cerco di commemorarlo con queste succinte note sul suo film che (con “L’infernale Quinlan”) rivedo volentieri più di frequente.

Orson Welles ha girato nel 1954 questo film il cui soggetto è derivato da un suo romanzo: oltre al soggetto e alla sceneggiatura ne ha curato anche i costumi e la scenografia; purtroppo, come spesso è accaduto, il montaggio non è quello che avrebbe voluto il regista.

La vicenda è narrata in flashback (procedimento tipico del genere noir) e riguarda un meschino avventuriero americano , Guy Van Stratten, che, per una serie di circostanze casuali, viene assunto dall’equivoco magnate Arkadin, di cui corteggia la figlia Raina, con l’incarico di scoprire chi sia realmente perché affetto da amnesia. Van Stratten incontra diversi personaggi finché non si rende conto di essere stato usato subdolamente da Arkadin, non per scoprire ma per nascondere il suo losco passato e, per salvare la vita, rivela a Raina la vera natura del padre: Arkadin, morbosamente affezionato alla figlia, per la vergogna si suicida.

La trama, come in molti film noir, è poco più di un pretesto per introdurre personaggi, ambienti ed atmosfere nella cui rappresentazione si scatena l’estro visionario di Welles. Il meccanismo narrativo è imperniato sul tema della ricerca, come in “Quarto potere” che qui, però, è mistificatoria, svolta interrogando i diversi individui che hanno avuto rapporti con Arkadin in passato. Altra somiglianza con “Quarto potere” è la preponderante personalità di Arkadin che qui, sia come personaggio sia per la formidabile interpretazione di Welles, con il suo carisma domina incontrastato la scena, soprattutto in confronto a Van Stratten, sciatto come personaggio e mediocremente interpretato.

Gli aspetti più pregevoli del film sono lo stile visivo e i cammei dei personaggi contattati per ricostruire la vita passata di Arkadin. La visionarietà di Welles in questa pellicola ha avuto libero sfogo: inquadrature oblique o dal basso di Arkadin per sottolinearne l’imponenza e l’ambiguità, forti contrasti di luci ed ombre, uso del grandangolo per esaltare la profondità di campo e dilatare la prospettiva o per esasperare gli aspetti grotteschi con primi piani deformanti: il culmine del cosiddetto «barocchismo» è raggiunto nella scena della festa in maschera davvero ispirata dai “Capricci” di Goya. Lo stile visivo per il regista è il commento metaforico alle situazioni ed ai personaggi rappresentati, come pure sono allusivi gli aneddoti raccontati da Arkadin.

Sono notevoli le brevi ma pregnanti apparizioni di grandi attori e caratteristi come Akim Tamiroff, Mischa, Auer, Michael Redgrave, Suzanne Flon e Katina Paxinou; Raina, la figlia di Arkadin è interpretata da Paola Mori (nome d’arte della contessa Paola di Gerfalco), che fu moglie di Welles: carina ma poco espressiva.

In conclusione “Rapporto confidenziale” non è un capolavoro, ma è un ottimo film che va comunque visto come chiaro esempio della personalità di Orson Welles.

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