Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: QUEER
Al termine della visione di Queer si percepisce l’ossessione di Luca Guadagnino nei confronti di questa opera maledetta di William S. Burroughs da noi uscita col titolo di Checca.
La trasposizione di questo libro per il regista è come la ricerca dello Yage da parte del protagonista, una radice i cui effetti psichedelici ti permettono di conoscere la telepatia (siamo negli anni ’50 e questo effetto viene studiato da Russi e Cia come strumento di tortura) e il potere di “Parlare senza Parlare”.
Luca Guadagnino fa suo questo concetto tanto caro allo scrittore e ci regala un film di grandissima potenza visiva e delirante. Dividendo il film in 4 capitoli e rappresentandoli come se fossero dei quadri dove dentro c’è tutta l’arte contemporanea del secolo scorso.
Apre il suo film sui dettagli della vita del protagonista William Lee (William come lo scrittore e Lee come il cognome di sua mamma) fino ad arrivare al primissimo piano della pagina del manoscritto che diventerà Queer. Un espediente metanarrativo che ci fa sprofondare nel mondo di Burroughs ma attraverso gli occhi e l’anima di Guadagnino.
Il regista ricrea Citta del Messico a Cinecittà ispirandosi a Querelle de Brest di Fassbinder, ci catapulta nei giorni fatti di niente e di eccessi del protagonisti che sarebbero tanto piaciuti al Sorrentino della Grande Bellezza.
William Lee è un “Gringo” cacciato dall’America per il suo stile di vita non proprio consono alla morale dell’epoca (e invece adesso….). Passa le sue giornate tra birra, tequila, sigarette come se non ci fosse un domani, totalmente dipendente dalle droghe e soprattutto dalla bellezza e delicatezza dei ragazzi del luogo che sembrano usciti da uno spot di Dolce e Gabbana,
Luca Guadagnino è bravissimo a rappresentarci questa umanità omosessuale fatta di cinquantenni in declino sia fisico che intellettuale con vestiti sfatti e stropicciati che nascondono fisici bolzi e in decadimento sempre alla ricerca spasmodica di carne fresca che li faccia sentire più vivi.
E in questo girovagare tra combattimenti di galli e racconti di scopate da una botta e via entra nella vita del protagonista Allerton, un ragazzo che lo destabilizza con la sua bellezza e che diventa la sua nuova dipendenza fino a portarlo nel suo delirante viaggio alla ricerca di quello c he non c’è.
Luca Guadagnino si fida totalmente di Justin Kurtzkes, lo sceneggiatore di Challengers, e gli affida le pagine di quel libro letto a 17 anni e che ha segnato profondamente la sua formazione.
Poi lui, con il suo sguardo, ne fa grande cinema. Basta solo la scena nel cinema a vedere Orfeo, con l’anima del protagonista che si stacca dal suo corpo per esaudire il desiderio di accarezzare e baciare il ragazzo accanto a lui è di una poesia e di un dolore straziante oppure la rappresentazione della mela di Guglielmo Tell, che fu letale per la moglie di Burroughs, dentro una camera d’albergo uscita dai sogni deliranti di David Lynch.
Perché Queer è un film sulla ricerca di noi stessi, sulla non accettazione di quello che siamo (l’omosessualità vista come una maledizione dal protagonista) e sulla lenta autodistruzione attraverso gli eccessi portati da droghe e alcool.
È un film sulla difficoltà di amare a una certa età, soprattutto se t’innamori della fontana della giovinezza.
L’interpretazione di Daniel Craig è quel plus che dà al film quella marcia in più. L’attore inglese si mette totalmente nelle mani del talento di Luca Guadagnino e ci regala la sua prova più sofferta. Il suo sguardo cosi innamorato e umiliato ci fa molto male, ne percepiamo la sua sofferenza. Lui si fa piccolo per amore e abusa di sé stesso fino a sbroccare totalmente nel suo viaggio psichedelico e senza senso nelle foreste del Sudamerica.
Queer per Luca Guadagnino diventa quello che è stato per Coppola Apocalypse Now.
Un’opera mastodontica che alcune volte non riesce a gestire in pieno perché è troppo emotivamente coinvolto, ma sono peccati registici veniali per un autore dal genio visionario e dalla sensibilità che porta il nome di Luca Guadagnino.
Voto 7,5
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