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Queer

Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film

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La recensione su Queer

di gaiart
2 stelle

Dov'è finito lo sguardo caldo, poetico, artistico-letterario di 'Call me by your name'? E il montaggio divino di Walter Fasano? E l'eleganza di luoghi e costumi, qui peraltro inesistenti e rinchiusi in una squallida rivisitazione messicana e claustrofobica dentro Cinecittà, anziché a Pandino e Crema?

#DanielCraig

#LucaGuadagnino

#horriblemovie

#again

#moneywithnopoetry

#queer 

#queermovie

 

Mostra del Cinema Venezia 

Venezia81

Concorso

 

Dov'è finito lo sguardo caldo, poetico, artistico-letterario di 'Call me by your name'? 

E il montaggio divino di Walter Fasano?

E l'eleganza di luoghi e costumi, qui peraltro inesistenti e rinchiusi in una squallida rivisitazione messicana e claustrofobica dentro Cinecittà, anziché a Pandino e Crema?

 

Che traumi sta vivendo Guadagnino? Ma vedere uno psichiatra, anzichè produrre cinema brutto, no?

 

Ma l'ayauasca é più o meno potente del plagio mentale che il cinema esercita sui giovani, senza che il regista se ne renda conto? 

 

Queste domande trotterellano tra i miei due emisferi da stamattina da quando la visione di questo bieco film, ha rovinato la mia giornata e quella di molti usciti dalla sala. 

 

Semplicemente invedibile questo nuovo film di Guadagnino. 

 

Altro che telepatia e ricerca di conoscenza mentale. Il film inneggia a sesso, droghe et similia noiose, tralasciando la letteratura che c'era in 'Checca'. Da oltraggio degli anni 50, diventa fiera del dejavu, del già vissuto da tutti.

 

La vera trasgressione oggi è invece quella di chi prega. 

 

Anche per scongiurare di continuare ad incappare in film così brutti e inutili.

 

 

Lui e Lanthimos in loop su se stessi. Sesso sesso sesso. Noia boia noia. Toglietegli i soldi. Ridategli le idee. Capisco che il modo vada a rotoli, ma il cinema vero anticipa non segue a ruota 

 

 

 

Un'accozzaglia di maschi, perlopiù inutili, ubriachi e drogati. Nessuna poesia. Odio e gelosie tra sessi, solo perché la sua preda parla con una donna e ci gioca a scacchi. 

 

Solo una ricerca spasmodica di sesso, quella a cui ci costringe da tre film il regista, mascherandola in bieca ricerca di amore.. 

 

Ma chi ci crede? Ma i giornali li legge Guadagnino?

 

Forse le priorità di racconto andrebbero quindi ridefinite. 

 

Consigliamo come recupero urgente, la visione di 'The brutalist' di Corbet o tutti quei film visti qui a Venezia che parlano di confini guerra, immigrazione, altre forme di amore, non sessuali verso chi soffre e vive di urgenze !!! 

 

Non un occidente di lucignoli contemporanei perlopiù dopati, anche verso la gioia e la bellezza.

 

Insulso tutto: i dialoghi inesistenti, il setting, la recitazione, i 17 milioni di tax credit, ma davvero dite??

 

 

William S. Burroughs Checca La trama

 

 

  

SINOSSI

In una sterminata suburra, che Burroughs avrebbe poi definito «Interzona», e che qui va da Città del Messico, capitale mondiale del delitto, Lee, (Daniel Craig) alter ego dello scrittore, tesse la sua amorosa tela intorno a Allerton, un giovane ambiguo, indifferente come un animale. Si aggira in locali sempre più sordidi, bazzicati da una fauna putrescente, e così divagando, picaro alieno, ci regala schegge radioattive del suo nerissimo humour. Per risolvere le sue ossessioni mortifere e sessuali parte col compagno renitente alla ricerca dello Yage, droga assoluta, capace di dare il controllo totale sui cervelli, e dunque concupita da Russia e Stati Uniti – e da ogni amante. Sa che con Allerton non potrà trovare ciò che desidera: il «tribunale della realtà» ha respinto la sua istanza. E tuttavia non può rinunciare. «Forse riesco a scoprire il modo di cambiare la realtà dei fatti» pensa – ed è pronto a correre ogni rischio. Come un santo o un criminale ricercato, Lee non ha niente da perdere. Ha superato le pretese della sua carne molesta, che invecchia con terrore, e può dire di sé: «Io sono disincarnato». Con questo romanzo, che risale agli inizi degli anni Cinquanta, affiora per la prima volta il paesaggio allucinato che oggi ormai porta il nome di Burroughs.

Secondo, favoleggiato romanzo di Burroughs, occultato per più di tre decenni (apparve solo nel 1985), Checca nasce da un avvenimento taciuto con cura.

 

La morte della moglie Joan, uccisa con un colpo di pistola dallo scrittore sotto l’effetto della droga.

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