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Thanksgiving

Regia di Eli Roth vedi scheda film

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La recensione su Thanksgiving

di ANdaMI
7 stelle

Eli Roth firma una delle sue opere migliori regalandoci uno slasher citazionista, dal gusto rétro e spassosamente violento.

 

locandina

Thanksgiving (2023): locandina

 

Correva l'anno 2007. Per la regia di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez veniva rilasciato, nelle sale di tutto il mondo, il film Grindhouse. Divisa in due parti (ognuna affidata al genio del rispettivo regista), la pellicola si presentava come un grande omaggio alle produzioni a basso costo ultraviolente e ricche di scene hard che popolavano le piccole sale di periferia negli anni 70. In occasione dell'uscita di Grindhouse furono realizzati diversi fake trailer (ovvero, spot pubblicitari di film che non sarebbero mai stati prodotti) per rendere il lavoro più convincente. I suddetti fake trailer furono girati da vari autori. Uno di essi era proprio Eli Roth. A distanza di sedici anni, il regista di Hostel, Cabin Fever The Green Inferno decide però di rendere reale quella piccola perla, mettendosi nuovamente dietro la macchina da presa (dopo ben cinque anni dal suo ultimo film) e, basandosi su un soggetto da lui co-scritto insieme a Jeff Rendell (autore questo della sceneggiatura), dà alla luce Thanksgiving. Ambientato a Plymouth, nello stato del Massachusetts, il film vede gli abitanti della piccola cittadina ancora sconvolti dopo un grave incidente verificatosi durante il Black Friday dell'anno precedente, in cui diversi innocenti hanno perso la vita, travolti (letteralmente) dall'ingordigia e dall'egoismo di una folla che tutto vuole comprare a prezzo ridotto. Ora, però, tra di loro si aggira un serial killer mascherato che, memore dei fatti avvenuti, intende punire severamente tutti coloro che reputa responsabili della tragedia. Nelle mire del sadico assassino i nostri giovani protagonisti, che dovranno sopravvivergli. 

 

scena

Thanksgiving (2023): scena

 

La decisione di ambientare le sanguinose vicende nel giorno del Ringraziamento avvicina Thanksgiving a tutta quella schiera di opere slasher che da sempre si contraddistinguono per il loro rendere macabra una festività/ricorrenza. Dopo il maniaco di Halloween di carpenteriana memoria, l'assassino con la maschera da hockey di venerdì 13, il Babbo Natale omicida di Silent Night (la lista è piuttosto lunghina) ecco che ora siamo positivamente costretti a sorbirci il perverso John Carver di Eli Roth. Così chiamato in quanto indossa la maschera del celebre padre pellegrino sbarcato dalla Mayflower nel diciassettesimo secolo proprio a Plymouth. Del resto, cosa ci si poteva aspettare da un regista che ha sempre decantato il suo amore verso il cinema di serie B, l'horror e la violenza su grande schermo? Eppure, la passione di Roth non si ferma all'idea di base, o alla cura nella rappresentazione della festa, che pure si sente tutta tra parate, mascotte e tavole imbandite in cui non può mancare il tacchino, simbolo stesso del Ringraziamento. Roth attinge a piene mani da grandi capolavori del passato, attualizzandoli con il suo stile sadico e intriso di torture e massacri sempre molto fantasiosi. Lo si può vedere fin dal prologo, dove una ripresa in soggettiva preceduta dalla scritta extradiegetica "Plymouth, Massachusetts. Giorno del Ringraziamento" ci accompagna nell'abitazione della famiglia Wright. Lo stesso accadeva nell' Halloween di John Carpenter, solo che in quel caso vi si poteva leggere "Haddonfield, Illinois. Halloween" e la famiglia era quella dei Myers. Tuttavia, non solo le similitudini con Halloween saranno destinate a ripetersi nel corso del film, ma non mancheranno analogie con un'altra pietra miliare dello slasher made in USA: Scream. Questa voglia matta di omaggiare capostipiti dell'horror renderà felici gli amanti del genere, mentre i cinefili più incalliti resteranno semplicemente di stucco notando come intere scene presenti nel fake trailer del 2007 sono qui state riportate ed allungate, costituendo così un'affascinante autocitazione. Al di là dei richiami al cinema che fu, al di là del sangue e della buona regia di Roth fa molto piacere vedere (forse per la prima volta), in un film del regista di Newton, una sottile critica sociale. Nel mondo di Thanksgiving, per nulla lontano dalla nostra realtà, la malattia del consumismo più sfrenato sembra ormai aver vinto quasi del tutto il vero senso del giorno del Ringraziamento, ormai seppellito sotto la dura pellaccia del possesso morboso di beni materiali. Il tutto a scapito dei legami umani, familiari e non, di cui il paradossale John Carver sembra quasi un portatore sano.

 

Eli Roth

Thanksgiving (2023): Eli Roth

 

Che sia davvero tutto oro ciò che luccica? Ovviamente no. Thanksgiving non è privo di difetti. Avremmo sicuramente gradito uno sforzo attoriale maggiore da parte del nutrito cast del film, che vede tra le sue fila volti noti (Patrick Dempsey su tutti) e meno, molto meno. Inoltre, la pellicola mette in scena numerosi personaggi, salvo poi gestirli con non troppa precisione col rischio, purtroppo concretizzato, di aprire sottotrame che poi non riesce a chiudere. Infine, qualche buchetto di sceneggiatura non manca, sebbene la coerenza del film, nel complesso, non venga mai meno. 

Giunto ormai al suo ottavo film, Eli Roth dimostra di saperci ancora fare. Il suo Thanksgiving è un prodotto valido e solido, meritevole di entrare nella top 5 della sua filmografia. 

 

Thanksgiving (2023): Trailer ufficiale italiano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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