Regia di Maccio Capatonda, Danilo Carlani, Alessio Dogana vedi scheda film
Ennio ripara i computer e ha una vita piuttosto piatta, ma dal suo punto di vista soddisfacente. La sua intera giornata è scandita dalla tecnologia, dalla domotica alle app sullo smartphone, di modo da metterci il minimo di suo per fare tutto ciò che gli serve fare. Un giorno, mettendo mano al vecchio modem a 56kbps di una cliente, Ennio viene catapultato in una realtà parallela nella quale la tecnologia è ferma al 1999: il peggiore dei suoi incubi.
E con questo fanno tre: dopo Italiano medio (2015) e Omicidio all'italiana (2017) torna Marcello Macchia alias Maccio Capatonda nella sua terza avventura come regista; ed è la terza conferma di un talento difficile persino a essere categorizzato all'interno di un panorama artistico asfittico come quello italiano contemporaneo. Il migliore dei mondi è un film comico, senza dubbio, ma di una leggerezza esemplare – muovendosi tra surreale e commedia brillante – e pregno di satira dai contenuti civili allo stesso tempo; i paragoni con la gloriosa commedia all'italiana che fu non sono del tutto campati in aria, perché qui l'impianto è, sì, dichiaratamente ridanciano, ma l'opera non rinuncia mai a fustigare i costumi dei suoi tempi e a denunciarne le assurdità, generando una serie di riflessioni ben profonde. Che cosa sarebbero i nostri giorni senza l'eccesso di tecnologia sotto al cui assedio viviamo ormai assuefatti? E davvero si stava meglio quando si stava peggio, cioè quando i modem ci mettevano minuti a collegarci a una rete in cui le informazioni erano scarse e poco attendibili; quando dovevamo fare la fila alle cabine telefoniche per strada o quando per parcheggiare si dava una bottarella alla macchina davanti e una a quella dietro, non potendoci servire del computer di bordo dell'auto? La realtà che viviamo nel 2023 è il frutto malato di una manica di yuppies frustrati, dice esplicitamente il protagonista a un certo punto: impossibile dargli torto. Non doveva finire così. Ma ormai siamo in questa epoca, in questo presente e dobbiamo cavarcela come meglio riusciamo con ciò che abbiamo a disposizione: la morale è poca cosa, senz'altro, ma nel complesso non stona, né banalizza un discorso decisamente ampio e articolato. Accanto a Capatonda regista (insieme a Danilo Carlani e Alessio Dogana) e sceneggiatore (insieme a Carlani, Gabriele Galli e Barbara Petronio) sullo schermo troviamo anche Pietro Sermonti, Martina Gatti e Tomas Arana. Confezione sobria, mezzi a disposizione limitati ma non miseri; sostanzialmente un piccolo, grande film. 6,5/10.
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