Regia di Marco Risi vedi scheda film
Insieme al film gemello "Mery per sempre" (1989), è uno dei migliori prodotti artistici della primavera palermitana che si ebbe ai tempi del sindaco Leoluca Orlando. Pur avendo perduto la carica di originalità del capostipite, "Ragazzi fuori" è stilisticamente addirittura migliore, sia perché, appunto, i ragazzi sono lasciati liberi di scorrazzare nel loro mondo, senza la costrizione rappresentata dai muri di una prigione, anche se molto di loro vi rientreranno, come calamitati da una forza superiore, sia perché manca, qui, il polo d'attrazione incarnato in "Mery per sempre" dalla figura del maestro (degnamente interpretato da Michele Placido), che inevitabilmente diluiva l'attenzione sui singoli personaggi, che, invece, in questo film si riappropriano del proscenio fornito dalla città di Palermo. Vero è che la presenza dell'insegnate incombe anche su "Ragazzi fuori", con una specie di parola magica appresa durante la reclusione, democrazia, che fuori dal carcere, paradossalmente, suona ancora più astratta e lontana. Come la libertà di verghiana memoria, la democrazia imparata sui banchi del Malaspina non si traduce in lavoro, in soldi, in pane, tanto che, chi per necessità e chi per vocazione (come il povero Ching Cong), i ragazzi devono quasi tutti tornare a delinquere. Più pessimista di "Mery per sempre", dove il finale sembrava regalare ai personaggi una speranza di reinserirsi nel mondo, "Ragazzi fuori" rappresenta un'umanità al tempo stesso vitalissima e disperata, dove però anche chi dovrebbe rappresentare la legge rischia di perdere l'autocontrollo. L'unico barlume di speranza è dato dal rigurgito di coscienza di Natale, il più bullo di tutti, che impedisce ai propri compari del branco di violentare una ragazza tunisina. Positivamente pasoliniano. (19/09/2007)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta