Regia di Géza von Radványi vedi scheda film
Non ho visto il film del '31, ma io l'ho trovato un film riuscito, che vi devo dire... Romy Schneider dà una buona interpretazione, in anni in cui la sua bellezza era al massimo del fulgore. E brave sono anche le altre attrici (non si vede un solo uomo in tutto il film).
La ricostruzione dell'ambiente del collegio è certamente efficace: ferrea disciplina ma fine a se stessa e condita con crudeltà, sadismo della direttrice, pavidità e condiscendenza delle sue sottoposte, tensioni e rancori repressi che minacciano di scoppiare ad ogni momento. Alle ragazze viene insegnato che non si è al mondo per essere felici ma solo per fare il proprio dovere, che devono diventare brave madri di soldati, che devono adorare lo Stato, reprimere sentimenti e inclinazioni personali per diventare quasi macchine che obbediscono. Sono il primo a riconoscere l'utilità di una certa disciplina e di un certo ordine, ma qui siamo certamente davanti a eccessi e a un fanatismo che distruggono e umiliano la persona e la personalità. Non stupisce che le generazioni educate con quei sistemi abbiano poi aderito in massa al nazismo. Alla radice di tutto ciò c'era anche la filosofia di un certo Hegel...
Quanto alla presenza del tema dell'omosessualità, non direi che il film glissa o non ne parli chiaramente. Il fatto che un'insegnante sia lesbica, è comunicato sì con piccoli accenni, ma che sono però chiarissimi e univoci. Anzi, credo che il saper dire le cose in modo discreto e non conclamato sia indice di un bravo sceneggiatore. Oggi sembra che bisogni per forza mostrare una scena di sesso tra due donne per parlare di lesbismo. Quanto all'omosessualità della protagonista – almeno in questa versione del film – è da attribuire almeno in parte alla dolorosa perdita della madre e al fatto che veda nell'insegnante la figura della cara persona scomparsa.
Una cosa che mi è piaciuta del film è l'assenza di uno schema ideologico. Era facile infatti – come hanno fatto altri – criticare la disumanità della disciplina nel collegio da un punto di vista anarchico o come critica ad ogni forma di autorità. Invece il punto di vista è semplicemente umano, e non schematico. Trovo molto interessante e per nulla buonista – come direbbero certi – che la crudele direttrice venga toccata sul cuore dalla tragedia che stava per succedere, e scopre in se stessa un barlume di umanità, forse inizio di un nuovo cammino nella sua arida vita.
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