Regia di Steve Miner vedi scheda film
In America oggi o si fanno capolavori western che conti sulle dita di una mano("Gli Spietati", "Balla Coi Lupi" e "Open Range" tra i pochi), oppure si fanno pellicole tristemente retoriche, piene di sfarzo produttivo (da costumi, a scenografie e paesaggi), ma assai vuote di spessore mitico che è poi l'essenza stessa del West. Nonostante alla regia ci sia un artigiano meritevole come Steve Miner, e a confermare i meriti ci sono le bellissime sparatorie e diverse idee carine, il film non riesce ad essere incisivo. E non riesce nemmeno a svincolarsi di dosso quell'aria da film tv pomeridiano che giustamente Morreale sottolineava nella sua recensione. L'accademismo preciso, la perizia con cui veniva ricostruita l'epoca (tipica delle produzioni americane, ma assai lontana dal Mito) e soprattutto la retorica e il patriottismo nauseanti di "Texas Rangers" vengono comunque smorzati dal regista grazie ad un filtro messicano, che strizza l'occhio allo zio Sam e al nostro western all'italiana, e ad un iperrealismo sufficiente a garantire uno spettacolo diverso.
Gli attori sono tanti e per bravura non si distingue nessuno, anche perchè quella faccia da western che è Tom Skerrit appare veramente poco, e anche perchè il villain di turno è Joe Mantegna che non mi ha mai convinto, nonostante Maestro Raimi l'abbia scelto per il cattivo di Spider-Man 2 con ottimi risultati. Tra tutti mi piace citare il mio coetaneo Ashton Kutcher che è davvero un pirla anche nella seria e dura cornice western. Io, che sono un purista del genere all'italiana, posso anche gradire l'umorismo di fondo, ma non più di tanto. Con Kutcher non puoi non pensare al Kelso di "That's '70 Show" e il divertimento è assicurato.
Troppi buoni sentimenti. Troppe scene patetiche e dialoghi ridondanti. Siamo nel 2005: dov'è finita la lezione di Leone, Corbucci, Peckinpah e Eastwood?
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