Regia di Ariel Zeitoun vedi scheda film
Gli Yamakasi (la parola in lingua lingala - quella dei Bantù- significa spirito forte, corpo forte, uomo forte) sono degli artisti da tetto, da cornicione, da soffitto e da parete. “Volano”, corrono, saltano. Sono atleti temerari da metropoli. I giornali francesi li notano nel 1997 e Luc Besson li ingaggia, una prima volta, per Taxi 2 e nel 2000 per questo filmetto insulso, noiosissimo, infarcito di frasi fatte («la periferia è una giungla», «una telefonata ti allunga la vita» e altre amenità), di dialoghi imbecilli, di pseudopersonaggi insignificanti, di un’agilità surgelata e sterile, di approssimativi conati comicaroli. I sette emarginati dal cuore d’oro e dai muscoli allenati decidono di alleggerire (neanche, l’ora scelta per compiere i furti è plausibile) le lussuose abitazioni di alcuni medici. Il bottino serve per pagare l’operazione di Djamel, un bambino ricoverato in un ospedale. Per dare qualche pausa alla cronaca ginnica delle incursioni la trama fa una sosta sulle indecisioni di un poliziotto, Vincent, amico dei Robin Hood da circo, sull’antipatia degli avidi medici, sull’imbecillità senza frontiere di un sottosegretario. Il film non esiste e per avere sollievo si possono contare i bloopers.
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