Regia di Ben Stiller vedi scheda film
Per definizione, il termine “demenziale” equivale a “eccessivo, assurdo, irreale”. Ed è l’intento che anima la penna di Ben Stiller e Drake Sather mentre inventano e sceneggiano la storia di Derek Zoolander, super modello di Los Angeles che vive in funzione della propria bellezza (“bello bello bello in modo assurdo”, dice lui). Derek (interpretato dallo stesso Stiller) ha vinto 3 volte di fila il titolo di modello dell’anno e partecipa alla quarta edizione dove affronta l’astro nascente Hansel (Owen Wilson); ma stavolta, inusualmente, non è la sfida in passarella a contare più di tutto, quanto un terribile complotto internazionale che cercherà di sfruttare l’ingenuità e la scarsa intelligenza di Zoolander per salvaguardare gli interessi di alcuni potenti uomini d’affari.
Zoolander è il totem della “stillermania”, come ha detto qualcuno: ossia quel film che (e non solo perché l’ha scritto, diretto ed interpretato) celebra il mito di Ben Stiller. Il regista-attore, in maniera caustica, politicamente scorretto come i Farrelly brothers da cui ha imparato molto, arriva a raccontare la fatuità del mondo della moda, la sua meravigliosa scorza sotto la quale si nasconde un succo cattivissimo. Anche se c’è una morale di fondo, però, “Zoolander” è una pellicola nata per sganasciare le mandibole degli spettatori, per provocare irrefrenabili attacchi di riso, insomma per fare ciò che il film stesso critica: ossia la futilità del showbusiness. In questo senso il film è moralista. Super modelli che scherzano pericolosamente con pompe di benzina, sfilate in passerella interpretate con lo spirito di chi si sfida a duello nel west, espressioni del viso che diventano marchi di fabbrica, livelli di stupidità infimi: tutto questo è Zoolander, un film divertentissimo, che fin dall’incipit (in cui Stiller è presentato in maniera centellinata come si faceva, per esempio, con Greta Garbo, “la divina” per l’appunto) manifesta un’esasperata cura dei particolari, un citazionismo irriverente ed un cast di attori nati per interpretare ruoli del genere: oltre ai due modelli, ci sono anche, per esempio, Will Farrel e Vince Vaughn, che praticamente non ha nemmeno una battuta, ma decisamente non poteva mancare in un film che è il trionfo dello Stiller-mondo.
Alcune scene sono da sbellicarsi: la lotta con la benzina, i due modelli che cercano i file nel computer, la sfida in passerella tra le due “prime donne”, Derek che se la prende a male per il progetto prospettatogli da Mugatu o le scene in miniera.
Il film, che in lingua originale è ancora più divertente, nella sua versione italiana perde il sua natura “demenziale”: soprattutto se si considera l’accezione “irreale”: certi personaggi, a giudicare dai primi pomeriggi della TV nostrana, esistono davvero!
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta